I Love anni 80- 90 disco party : la Woodstock pinetese !

   Conosciuto come Festival di Woodstock, per motivi logistici e organizzativi   si svolse a Bethel  una piccola città rurale nello Stato di New York distante un centinaio di chilometri dalla Woodstock stessa, dal 15 al 18 Agosto 1969, all’apice della diffusione della cultura hyppie  e di tutte le  sue declinazioni nei costumi  e  nelle lotte sociali.              Nacque dall’ intuizione di quattro giovani più che ventenni che volevano mettere su un evento mai organizzato prima, una maratona ininterrotta, una tre giorni di pace musica e rock;    tre giorni che divennero quattro con il set  di Jimi Hendrix, slittato all’alba di Lunedi 18 Agosto, con una magnifica interpretazione dell’inno americano con la sola chitarra elettrica:  simbolo dell’intera edizione  e di una generazione che diceva “No” alla  guerra in Vietnam.  Nei tre giorni precedenti sfilarono sul palco i più grandi musicisti e gruppi musicali del momento .

     Ma dove trae origine questo successo di pubblico indistinto per fascia di età, soltanto nella ricerca di evasione oppure nella esigenza di creare legami?   Nella festa, che oltre allo svago crea comunità?  Jovanotti definisce i suoi concerti “ottovolanti generazionali “, concerti che riuniscono padri ai figli   grazie al corto circuito che la musica riesce a generare.  Forse, dopo l’isolamento dovuto all’emergenza sanitaria, la crisi, le guerre in corso si avverte l’esigenza di ridisegnare la “mappa relazionale”, come sostiene il Prof. Floyd docente universitario americano, quando dimostra che l’Occidente post Covid  avverte l’esigenza  di ristabilire contatti fisici , incontri di massa nei quali si disperde l’angoscia  generata  dalle varie cause.

   In sostanza, la ricerca di evasione da una quotidianità grafomane nei social, da una realtà di guerra di virus e di distopiche prospettive. Del resto la Musica degli Anni ’80   è stata quella del disimpegno, quella degli anni ’90   rincorreva la festa universale per la caduta del Muro di Berlino; ora si vive una penitenza ipertecnologica, periodi di isolamento e crisi energetiche, sopraffatti da un numero crescente di transizioni, da quella climatica a quella energetica per finire con quella ideologica.  Per sentirci tutti più forti abbiamo bisogno di momenti di evasione e di ancorarci al passato,  e  la musica  e  il    sound della  manifestazione  come  quella  di   “ I Love anni 80-90 “ rispondono appieno a questa  esigenza,  facendo  emergere la presenza spontanea  di un pubblico numeroso in un parco evocativo  della Pace . Anche i quattro giovani americani non pensavano di ottenere un tale successo, così come i quattro amici pinetesi   pensano già ad una due giorni per il prossimo anno, per amplificare il fenomeno della  partecipazione  spontanea  alla ricerca non solo di evasione,    per confermarsi   la “Woodstock pinetese “ .

PINETO ED IL CAFFE’ LETTERARIO ITINERANTE

Nato come corollario   del cartellone estivo degli eventi e manifestazioni, il Caffè Letterario Itinerante raggiunge nella sua terza edizione  un alto indice di gradimento da parte del pubblico affezionato ed occasionale. Lontano dalla sua genesi storica quando  i Caffè Letterari erano punto di incontro di intellettuali e professori, artisti e  bohemien ,  tutti proiettati a generare nuove correnti  politiche  e di pensiero filosofico, movimenti di opinioni ed avanguardie artistiche, a Pineto viene  proposto ed interpretato come punto di incontro tra  i luoghi simbolo ed identitari della nostra cittadina e l’evento letterario, in una miscela di sensazioni   prima  visive poi sensoriali , di ascolto e di coinvolgimento.

I luoghi simbolo  proposti sono  il fortilizio aragonese della  Torre di Cerrano, nella sua panoramica terrazza esposta al sorgere del sole, la Villa Filiani  nella sua cornice istituzionale resa ancora più calda ed ospitale con le pareti colorate  da  fasci di luce; la  Pineta  storica  vissuta di  sera che richiama la formula moderna del  Caffè Letterario italiano  della nostra Versilia degli anni ottanta, il fascinoso lungomare di Scerne  di Pineto  che  incontra visivamente la nostra montagna ,i borghi antichi ospitati dalle colline e la  piacevole brezza del mare. Altri luoghi sinora impiegati  sono il Parco Castellaro di Mutignano, il villino del  Centro Agathè  , altri attendono l’esordio del  primo appuntamento.  I temi proposti  sono variegati,  di matrice  letteraria  o  di produzione teatrale,  tematiche disincantate   si alternano a temi esistenziali. Declinata l’itineranza  della rassegna, andiamo a ricordare i singoli eventi.

L’esordio quest’anno ha  registrato la piacevole scoperta delle lezioni-spettacolo di Cesare Catà tratte dal suo libro Efemeridi , un bel  lavoro di retrospezione su 27 autori  della letteratura mondiale,  la prima su Jane Austen la seconda su Ernest Hemingway.  Goran Kuzminac e Luigi Grechi De Gregori si  sono cimentati in “Racconti… tutto comincio’  .. ” , la storia della musica folk  e della beat generation  con  due grandi chitarre   a tratti suonate con la tecnica del fingerstyle. Le magiche atmosfere del tango sono  state riproposte sia da Renzo Ruggieri  con ” Valentino è il tango ” accompagnato dall’attore  Gilberto  Colla,  che da Alessandro Haber  insieme al gruppo Mastango  e la cantante Cecilia Herrera, con    ” Haber canta il tango “  in una cornice  di pubblico  catturato  dall’esibizione di  due ballerini che hanno ricreato la magica atmosfera dei sobborghi  di Buenos Aires  e della  narrativa di Borges.  Per il terzo anno consecutivo  Giancarlo Cattaneo e Maurizio Rossato  di Radio Capital  hanno  presentato il format  Parole Note,  una miscela di  musica e poesia, quest’anno con  Parole per il futuro dedicato alle emozioni del passaggio generazionale. Per gli  autori locali  Elio Forcella ha presentato il libro “Voglia di correre “  con un recital concerto  in musica e parole di Lorena Liberatore ed Alberto Anello.

In sintesi, in estate   il Caffè Letterario  a Pineto assume sempre più  le sembianze di Parco Letterario.  A  breve una  rassegna   analoga,  ma stanziale,  si terrà nella Sala  Teatro del Palazzo Polifunzionale   ed andrà a completare  il  ricco programma  culturale  con il BiblioCine 2017 e la Stagione Teatrale 2017/2018 .

PINETO: I DIECI SITI IDENTITARI

Prendiamolo  come un gioco, proviamo ad immaginare  quali possano essere secondo la nostra percezione, sensibilità e senso estetico paesaggistico i dieci  luoghi, monumenti,  contesti  ambientali  che più identificano la nostra  comunità.  Su dieci siti o luoghi  probabilmente la metà troverebbe ampia condivisione e suffragio, gli altri entrerebbero nella sfera della soggettività .

Un  puro esercizio che aiuta a sviluppare il senso di appartenenza al proprio territorio, ad immaginare un piccolo piano regolatore della bellezza,  una rete di immagini  costruita sulla  storia  della comunità; i simboli  diventano totem  identitari che custodiscono probabilmente anche le nostre emozioni e ricordi.  Sulla falsariga di quanto proposto da Licio De Biase con il suo libro “Pescara: otto luoghi identitari per una città senza rughe “,  volevo sollecitare questo esercizio tra i nostri cittadini indagando sull’indice di pinetesità  che a volte resta inespressa. Proviamo a congiungerli su una cartina ed avremo  costruito  il perimetro estetico del nostro territorio, dal nostro punto di vista.

I dieci luoghi  identitari da me scelti sono i seguenti , elencati senza alcun ordine di preferenza; sono tutti ben conosciuti ma si potrebbero indicare anche i cosiddetti non-luoghi, una casa, una villa  una strada o un’area particolare che rivestono un particolare significato nel proprio animo:

– Pineta storica,  Torre di Cerrano,  Mare e  Spiaggia, Borgo antico di Mutignano, Parco Filiani, Villa Filiani,  Pinetuccia, Hotel Garden, Vulcanello, Lungomare di Scerne.

Si potrebbe proporre di istituzionalizzare  l’iniziativa  proponendola come “identità  culturale del territorio” le cui componenti dovrebbero avere una  tutela assoluta  in tutti gli strumenti pianificatori, vincolandone la bellezza al trascorre del tempo .

Foto:

Pineta storica: l’origine semantica di Pineto, voluta dal suo fondatore L.C.Filiani

Torre di Cerrano: torre aragonese oggi sede dell’Area Marina Protetta

Mare e Spiaggia: da diversi anni garantiscono  alla cittadina il riconoscimento della Bandiera Blu

Borgo Antico di Mutignano: la storia della nostra cittadina, borgo medioevale, Chiesa di San Silvestro

Parco Filiani:  un orto botanico realizzato sul recupero di una cava d’argilla sempre da L.C.Filiani,oggi una parco pubblico con un’area  adibita a Parco Avventura.

Pinetuccia: la pineta posta sul crinale della collina, coronamento del sistema di pinete

Villa Filiani : ora sede istituzionale e luogo  dove si svolgono eventi  culturali

Hotel Garden: di  proprietà privata, realizzata dal Prof. Padula in stile veneziano ,  negli anni  ’60 adibita ad albergo.

Vulcanello:  conosciuto  come “Cenerone ” è un  vulcanello di fango  in attività, seguito ora dalla Università di Pescara.

Lungomare di Scerne: un bellissimo  scorcio che collega la frazione al centro di Pineto grazie alla bellissima pista ciclabile.

L’uomo che piantava gli alberi

La storia  raccontata da  Jean Giono , pubblicata nel 1953, è la storia di un pastore di nome Elzerard Bouffier  il quale ebbe il merito di aver ripiantumato un’intera zona della Provenza , alle pendici delle Alpi ,  di querce betulle e faggi  grazie  ad una costante attività quotidiana durata vent’anni.  La storia ha  inizio nel 1913 quando il narratore  , dopo aver smarrito la strada  durante un’escursione  ed essersi ritrovato   in un’area completamente desertificata  e senz’acqua , incontra un pastore di nome Elzerard Bouffier il quale lo  ospita nella sua dimora , lo disseta e lo ospita raccontandogli  la propria storia.  Rimasto vedovo  si  era ritirato  in montagna conducendo una vita riservata   con l’obiettivo di migliorare  il luogo desolato in cui viveva piantando una foresta . Come !?   In tre anni aveva a piantato 100mila ghiande confidando  che sarebbero nate 10.000  querce,  1 su  10 ce l’avrebbe fatta.  Il narratore torna sul posto dopo svariati anni  e ritrova un paesaggio completamente trasformato  con alberi alti,  l’acqua che scorreva nel ruscelli  ed una varietà di piante che si estendeva per una zona di 11 chilometri. Ritrova anche Elzérard Bouffier, divenuto apicultore, che continua a visitare ogni anno.  La piantumazione  proseguirà  speditamente e molti l’attribuiscono a fattori naturali non   conoscendo la passione, la continuità del lavoro  svolto per anni da Elzerard Bouffier.  In seguito la nuova foresta  viene  posta a tutela dallo  Stato  ed il villaggio abbandonato inizierà  a ripopolarsi  con nuove  coltivazioni  e fattorie. Il racconto termina con la illustrazione della  morte serena e tranquilla di  Bouffier nel  1947,   fiero di aver  raccolto quanto seminato.

 Si è tentato di attribuire allo scritto un profilo autobiografico  di Jean Giono  ma lo stesso   escluse  tale  ipotesi  così come confermò  che la storia era stata  inventata:

Mi dispiace deludervi, ma Elzéard Bouffier è un personaggio inventato. L’obiettivo era quello di rendere piacevoli gli alberi, o meglio, rendere piacevole piantare gli alberi”.

 Per una strana coincidenza temporale nello stesso periodo in cui è ambientato il racconto  la nostra cittadina ha ospitato un personaggio  al quale piaceva molto piantare gli alberi , arrivando a darle anche il nome di  un  albero ( Pineto ),

 Josè Saramago , nel libro ” Di questo mondo e degli altri ” , ci regala  uno spazio commovente nel descrivere  lo stato d’animo  del nonno  negli ultimi giorni della sua esistenza  , risaltando il particolare rapporto  che aveva con gli alberi  : ….. ” Ma l’immagine che non mi abbandona è quella del vecchio che cammina sotto la pioggia, ostinato e silenzioso, come chi compia un destino che nulla può cambiare. Se non la morte. In quel momento, però , questo vecchio , che è mio nonno , non sa ancora che morirà . Ancora non sa che pochi giorni prima del suo ultimo giorno  avrà la premonizione che la fine è arrivata e andrà , di albero in albero del suo podere, ad abbracciare i tronchi , a congedarsi da loro , dai frutti che non mangerà più , dalle ombre amiche.. “

Anche l’ombra  di un albero diventa amica !

 Di recente è stata reintrodotta la giornata della festa dell’albero ( 21 Novembre ) così come i sindaci , al termine del loro mandato devono relazionare circa l’attività svolta per la piantumazione di nuovi alberi; alcuni  Comuni hanno iniziato a censire  gli alberi monumentali ,   simbolo  del proprio  territorio . La Città Sottile avrebbe molto da censire e da tutelare .

La pioggia nel pineto

E’ opinione ormai diffusa  e tramandata dalla letteratura locale che Luigi  Corrado Filiani  fosse stato influenzato nella scelta del nome di Pineto dalla  poesia “La pioggia nel pineto ” di  G.D’Annunzio, rivolta alla donna amata Ermione. La scena si svolge in una pineta  della Versilia, durante un soggiorno estivo , mentre varcata la soglia del bosco si scatena un  temporale. Il tema dominante della poesia potrebbe sembrare la pioggia, la diversa musicalità che suscita  cadendo  sulla variegata   vegetazione,   descritta grazie all’abilità letteraria del poeta e dall’armonia delle parole che riesce a riprodurre tali sensazioni . In realtà il motivo  dominante  in questa poesia  è il panismo del poeta che emerge nella sua  essenza nella seconda parte della stessa, la percezione di sentirsi interamente fuso con la natura e di ritornare alle sorgenti primordiali della vita.  Il sentimento panico della  natura è una percezione molto profonda del mondo esterno , soprattutto se riferita a paesaggi naturali , che cerca una fusione tra l’elemento naturale e quello specificamente umano    ( ” …il cuore nel petto è come  una pesca non ancora toccata … ) .

Luigi Corrado Filiani cambia  il nome di  Villa Filiani in Pineto nel 1925; era  tornato dalla sua esperienza romana , dopo la morte del  padre nel 1909 , caratterizzata dalle intense frequentazioni della vita borghese  in un periodo  in cui  prevalente era la corrente del decadentismo letterario, magistralmente interpretato da Gabriele D’ Annunzio . La poesia “La pioggia nel pineto ” era stata scritta nel 1902. L’idea di realizzare una città verde sul mare l’accompagna al suo ritorno  nella  terra natia, sognando una ridente cittadina avvolta da un sistema di verdi pinete. Possiamo pertanto dedurre che sia  stato il  panismo  ben rappresentato nella poesia ad ispirarlo nella scelta del nome della nostra cittadina e non la semplice presenza del sostantivo pineto  nel titolo della stessa .

Altri profili dannunziani presenti nella nostra cittadina vanno ricercati nella intestazioe della strada principale a Gabriele D’ Annunzio  così come  la prosecutio della stessa in Villa Ardente  con il nome di Cesare De Titta ( 1862-1933 ) , poeta abruzzese amico del  D’Annunzio .

Ogni volta  che si abbatte  un temporale  la nostra cittadina viene nuovamente battezzata sotto il profilo letterario    e  ci ricorda le probabili origini del nostra identità pinetese.