Breve storia della Chiesa di Sant’Agnese

    Il giorno Venerdì 22 Agosto 1975, in occasione della solenne celebrazione del cinquantenario della fondazione della Chiesa di S. Agnese di Pineto e alla presenza del Vescovo di Teramo Mons. Abele Conigli, il Cav. Michele Marano lesse una relazione   che   ricordava, in particolare, l’iniziativa di Luigi Corrado Filiani di costruire una Chiesa che rispondesse alle mutate esigenze dei fedeli.  

    Ricordava come nel gennaio del 1925, presentando il progetto disegnato a colori e richiamando una breve storia della vita e della passione di Sant’Agnese, il Filiani rivolse un invito ai suoi concittadini a collaborare nella sua costruzione, enfatizzando la cooperazione comunitaria come cuore dell’impresa   e   aprendo una sottoscrizione che raggiungerà l’importante somma di    L. 75.000 (cfr. -PINETO una città verde sul mare – di v.de laurentiis/ f.mattucci /l.ripari ).

     La storia della Chiesa è strettamente legata, pertanto, allo sviluppo moderno del borgo costiero che, sempre per impulso di L.C. Filiani, fu trasformato in una ridente città balneare arricchita da un sistema di pinete e dal recupero di un parco ai piedi della collina.  Allora le funzioni religiose venivano celebrate    in una Cappella pubblica situata nella adiacente Villa Filiani e, in alternativa, in un più ampio magazzino nei pressi della stazione.  L’area fu donata dallo stesso Filiani insieme all’ultima produzione di mattoni della fornace ed  a ingenti risorse finanziarie,  sia proprie che ottenute dal governo; e alla realizzazione della Chiesa contribuirono anche tutti i contadini delle aziende agricole, soprattutto con il trasporto di materiale inerte per il riempimento delle fondamenta. (Foto 1 e 2 )

   L’inizio dei lavori ebbe luogo il 3 Novembre 1926 con la posa della prima pietra alla presenza del Vescovo di Penne ed Atri Monsignor Carlo Pensa e del Vice Prefetto di Teramo dottor  Francesco Foschini ( Foto 3 ). Il progetto era stato redatto dall’ Ing. Arturo De Falco e nel 1935 fu aperta al pubblico per le funzioni sacre e religiose diventando Chiesa Parrocchiale nel 1938, indipendente da quella di Atri, Mutignano e Casoli, con il primo parroco Romualdo De Ascaniis ( Don Paolino- dal 1939 al 1965).

   Sebbene la posa della prima pietra sia avvenuta nel  1926, l’anno 1925 è convenzionalmente riconosciuto come momento fondativo della Chiesa, poiché in esso maturò l’idea condivisa e concreta di costruire un luogo di culto per la nuova comunità di Pineto.   Nella parete esterna di ingresso è stata incisa, infatti, una lapide di fondazione recante l’iscrizione    “A FVNDAMENTIS A.D. MCMXXV” (“dalle fondamenta, nell’anno del Signore 1925” ) ( Foto 4) .

    L’edificio esprime una combinazione di elementi romanici e gotici. Un pronao in stile romanico con capitelli ionici interessa la facciata principale in mattoni, con un architrave che poggia su quattro colonne in stile corinzio recante la scritta latina “O FELIX VIRGO MEMORANDI NOMINIS AGNES “.   (Foto n.5) .  Alla parete destra della Chiesa si erge un’alta e robusta torre campanaria a pianta quadrata che nei suoi 24 metri di altezza presenta aperture che mutano dalla   monofora dell’ordine inferiore, alla trifora dell’ordine superiore (Foto n. 6 ).

     L’interno è costituito da una grande navata centrale, separata dalle altre due laterali da archi a tutto sesto ed ha copertura con capriate lignee a vista, e termina nell’abside che contiene l’altare e la zona presbiteriana. Nella navata laterale sinistra,    il nuovo organo a canne realizzato grazie al contributo della Regione Abruzzo   e alla  compartecipazione dei fedeli, si erge nella sua sontuosa bellezza e si esprime nella perfetta tonalità accompagnando le funzioni religiose . Oggi la Chiesa di Sant’Agnese rispecchia appieno le volontà e i desideri espressi da Luigi Corrado Filiani con la sua   seducente lettera di appello rivolta ai cittadini proprio 100 anni fa, che meriterebbe una lettura completa per il fascinoso trasporto con il quale immaginava una Chiesa   che fosse anche simbolo di identità e di aggregazione. (Foto 7).  Oltre ad essere un luogo di culto e   un esempio di architettura eclettica che ben si integra nel tessuto urbano di Pineto, la Chiesa di Sant’Agnese è diventata un simbolo dell’identità locale.

   Negli anni, lo sviluppo del centro rivierasco ha portato alla allineata contiguità   dei tre edifici che rappresentano appieno le diverse funzioni, da quella istituzionale e culturale    di Villa Filiani a quella amministrativa   del Palazzo del Municipio, con la centralità rappresentata da quello di culto della Chiesa di Sant’Agnese che si accinge a festeggiare i cento anni dalla sua epifania.  Negli anni sono state realizzate molteplici migliorie  sugli impianti,  lavori di sistemazione e di abbellimento  della struttura avviati da Don Giovanni Di Domenico, parroco  per quasi sette lustri ( dal 1965 al 1999 ). 

    Oggi, continua a essere il cuore religioso di Pineto ma si è trasformata anche in un luogo di bellezza condivisa, grazie alla visione pastorale di Don Guido aperta alla cultura: concerti, letture poetiche ed eventi artistici trovano spazio tra le sue mura, senza mai perdere di vista la vocazione originaria alla preghiera e alla liturgia ( Foto n. 8) .

Fonti :
1) PINETO una città verde sul mare – di v.de laurentiis/ f.mattucci /l.ripari ). 2) Opuscolo del Comitato Parrocchiale S.Agnese


Mutignano : capoluogo storico e culturale

M Agli inizi del secolo scorso, diverse riconfigurazioni territoriali furono dettate dal flusso della storia e dallo sviluppo costiero che ebbe un’accelerazione con l’unità d’Italia e l’inaugurazione del tratto ferroviario Ancona- Pescara del 1863, aprendo alla graduale ma progressiva archiviazione del periodo dell “incastellamento “ avviato in epoca medioevale.

      Nel celebrare il centenario della nascita del toponimo Pineto, che nel 1925 si sostituiva al nome della “Frazione Villa Filiani “del Comune di Mutignano (R.D n.365 dell’8 Marzo 1925), occorre ricordare le fasi successive che portarono al definitivo trasferimento del capoluogo e all’attuale perimetro territoriale.

      Con    R. D n. 2191 del 24 Novembre 1927, si mise in atto la prima sperimentazione di fusione tra i Comuni di Atri, Silvi e Mutignano, con l’obiettivo di perseguire economie di scala e di gestione, individuando Atri quale nuovo Comune.  Gli interventi sulla viabilità, la distribuzione dell’acqua potabile e l’illuminazione pubblica, divennero sempre più stringenti considerato anche lo sviluppo edilizio della costa. Si pensava che la fusione con il più grande e dotato centro di Atri tali aspetti trovassero immediata soluzione, ma   i tempi dilatati delle decisioni e dei procedimenti amministrativi indussero Luigi Corrado Filiani a rivendicare il ripristino dell’autonomia dei Comuni che si definì   con il R. DD n.626 del 28 Marzo 1929 con la ricostituzione del Comune di Mutignano   recante la denominazione di “Pineto “.

     La sede comunale venne trasferita   dalla collina alla costa con la delibera del Podestà datata 30 Maggio 1930, mentre il definitivo assetto territoriale del Comune di Pineto fu sancito    con il R.D n. 1112 del 5 Luglio 1934 che dispose   l’aggregazione di Calvano e Scerne   garantendo l’ampiamento della circoscrizione del Comune di Pineto, a discapito di Atri .

   Da questi provvedimenti, per anni seguirono   rivendicazioni territoriali e di uno “sbocco al mare “ da parte del Comune di Atri, e della sede di capoluogo da parte della comunità di Mutignano, tuttora   in alcune circostanze   richiamate, anche se in maniera velata e sottesa.

    Vi sono tutte le premesse al che Mutignano, con il suo fascino senza tempo, ora diventi capoluogo culturale del Comune di Pineto valorizzando il suo patrimonio artistico e architettonico e le tradizioni radicate. Al riposizionamento della pala del De Litio, occorre dare seguito con l’adesione   ai circuiti Delitiani, insieme ai tesori custoditi nella Chiesa di San Silvestro da rendere disponibili ai turisti con guide multimediali e nelle giornate FAI. Così come occorre continuare a perseguire il recupero della Chiesa della Consolazione, una delle poche a croce greca, pensando alla destinazione di museo religioso o spazio multifunzionale. Valorizzare significa restituire dignità alla sua storia, promuovere il suo patrimonio e proiettarlo nel futuro come simbolo autentico della nostra comunità. L’archivio storico, oggi custodito a Scerne, sarebbe opportuno trasferirlo a Mutignano insieme all’apertura di una biblioteca, così come opportuna sarebbe una pubblicazione sul Catasto Onciario ( 1748)  la  cui documentazione giace silente presso il Catasto di Napoli .


    La programmazione culturale deve contenere un calendario di letture, proiezioni ed eventi non solo estivi, utilizzando al meglio  un gioiello prezioso quale l’Auditorium e il Parco Castellaro, ora identificato come spazio dei “Borghi della Lettura “; così come il  “ progetto Murales “ deve interessare non solo il restyling di quelli esistenti bensì programmare   concorsi nazionali con  nuovi spazi, proponendo l’iniziativa “adotta un Murales “. Il progetto dei vicoli, con l’intestazione di strade, piazze   scorci a personaggi illustri di Mutignano, è da coniugare   con il sistema ambientale e naturalistico, ora arricchito dal Geoparco dei Calanchi.

   Tanti aspetti vanno sviluppati in maniera organica e  in una visione olistica, con una programmazione strutturata che vada oltre gli eventi  e manifestazioni di stagione, sebbene di elevata qualità e di  forte richiamo, con l’obiettivo  di riacquisire la centralità  come capoluogo storico e culturale.  Mutignano merita di essere riconosciuto come tale,   per il valore intrinseco che rappresenta e non quale semplice compensazione della perdita della sede di capoluogo amministrativa,   avvenuta nel 1929.

IMMAGINI PINETO CALCIO ANNI ‘ 50 – MOSTRA FOTOGRAFICA

Nella bellissima cornice di Villa Filiani  si è tenuta, nel periodo natalizio,  la mostra di  immagini inedite  sulla nascita dell’attività calcistica di Pineto,  con  foto in bianco e nero che hanno catturato l’attenzione di  tantissimi cittadini .

Ideatore ed organizzatore della  mostra fotografica ” Immagini di una storia  “Gli anni ’50”  il Dott. Silvio Brocco , attuale Presidente del Pineto Calcio,  fedele custode dei  preziosissimi scatti  che hanno immortalato scampoli di gioco espressi nel vecchio campo Druda, la composta e numerosa partecipazione  di spettatori  ai bordi del campo , le  porte  senza reti , le prime sfere di cuoio,  il perimetro di gioco approssimato dalle dune irregolari, le prime ed orgogliose divise  che esprimevano anche  i colori sociali.

Il Presidente Silvio Brocco è  noto per il forte  e romantico legame con la cittadina di Pineto, manifestato  sia  con la fervida  e pluriennale partecipazione  nella gestione del Pineto  Calcio che   con la passione per la musica,  tuttora espressa con il gruppo di vecchi  amici. Con questa  iniziativa ha voluto restituire uno spaccato della nostra cittadina dell’immediato dopoguerra, le prime sfide ed i primi campionati.  La mostra è stata corredata dal contributo storico del maestro Enrico Romanelli, il quale ha raccolto e riportato testimonianze dei nostri pionieri del calcio, ha inanellato  una serie di episodi  e di  aneddoti   scansionati in una precisa sequela di tappe  che hanno sdoganato la nostra cittadina  dal grigiore del dopoguerra, creando le basi  di una  ricca e gloriosa tradizione calcistica della nostra cittadina.

In  Italia imperava  ancora il  modulo  di gioco del “metodo”, mentre il  “sistema” di Chapman veniva  sovrastato  dall’inversione organizzativa  della grande  Ungheria di Puskàs, Kocsis  ed Hidegkuti . Erano  gli anni di  Charles e Sivori, del trio Gre-No-Li,    a Pineto si giocava  nel  campo   Druda faticosamente costruito  da alcuni  studenti pinetesi  i quali , con mezzi rudimentali  ma tanto entusiasmo ,  riuscirono nella difficile impresa di spianare  le dune sabbiose con un pesante rullo di pietra tirato manualmente.

Quel campo  rappresenta il contesto  delle tante foto  in bianco  e nero  il cui  magico scatto ha   immortalato anni di entusiasmo,  il coinvolgimento  dei cittadini  trasformati in cornice umana ai  bordi del campo,   parabole  della sfera di cuoio  ancora con la stringa nella chiusura ;  fedele custode di sfide epiche, alcune immortalate quale il derby con la vicina Silvi  reso memorabile  dallo sbarco di 100 silvaroli  con 7/8  battelli a  vela attrezzati per la pesca delle sarde, ed un paio  di lancette.  Si parla di vendetta  per  un incontro precedente, minacce in campo , rissa finale con coinvolgimento del pubblico    anche femminile,  ripartenza della pittoresca  spedizione per andare a “sardinare”: per la cronaca la partita fu vinta dalla squadra di Silvi per 2-1 , un rigore fu calciato deliberatamente fuori  dal Pineto  sull 1-1   per atteggiamenti oltranzisti degli avversari.

Le  immagini  raccolte in questa mostra vanno al di là  di una mera proposta  documentaristica  del  ” Gioco del Calcio   a Pineto “. I  protagonisti  di queste bellissime foto  hanno posto le basi  della tradizione sportiva  della nostra cittadina, non soltanto calcistica, favorendo  un grande sentimento  di pinetesità     e maturando i valori dello  “stare insieme ” . Alcuni  di quei ragazzi che “rullavano ” il terreno  di gioco per renderlo praticabile,  diventeranno   protagonisti  anche in altri ambiti della  storia  pinetese.    Ad ascoltare  i visitatori della mostra,  tutti  hanno provato emozioni  che a distanza  di tanti  anni  ci fanno gioire  o commuovere vivendo i momenti più autentici che ci regala lo sport.

L’intestazione del campo  a Gabriele Druda ricorda,invece,  una delle pagine più dolorose della storia del calcio pinetese. Il 10 Febbraio 1950 , Gabriele  perse la vita  a seguito di una caduta  sul terreno di gioco,  “in uno dei tanti contrasti  per il possesso di quel pallone che amava tanto” ( Franco Druda). La mostra  ci ha ricordato, oltre ad uno  spaccato di un calcio di altri tempi, “la partecipazione popolare  che fu sempre spontanea e contribuì  a rinsaldare i rapporti di amicizia  in un’epoca difficile , protesa  però verso lo sviluppo degli anni  sessanta e , a ben vedere, è ancora questo lo spirito che ci  ha mosso a prescindere le belle immagini di questa mostra  ” ( Silvio Brocco).

Nel frattempo  il perimetro di gioco  che  è stato lo sfondo  di queste belle immagini, traslato di  un centinaio di metri verso Nord agli inizi degli anni  ottanta, attende silente che le nuove immagini a colori riflettano  sullo sfondo  una  bellissima superficie verde, il colore della  prime maglie del Pineto Calcio.

Mutignano, la chiesa di Santa Maria della Consolazione

consolazione

Il borgo antico di Mutignano si estende sulle colline a ridosso del litorale di Pineto, attorniato dal magico fenomeno calanchivo con un tessuto urbano ed edilizio in prevalenza ottocentesco e moderno. Si sviluppa attorno ad un corso principale con i caratteristici vicoli che si estendono in ramificazioni laterali, sino ad arrivare al Parco Castellaro considerato il primo sito storico del borgo medioevale dove fu costruita, verosimilmente, la prima chiesetta di Mutignano in onore della Santissima Trinità. Il borgo custodisce un patrimonio architettonico ed artistico di riconosciuta valenza con la Chiesa medievale del patrono S.Silvestro Papa considerata l’ emergenza architettonica più importante, ben conservata grazie ai restauri quattrocenteschi e settecenteschi , con una manutenzione ordinaria assicurata fino ai nostri giorni. Analoga attenzione non è stata riservata alla Chiesa di Santa Maria della Consolazione situata, provenendo da Pineto, poco prima dell’ingresso al borgo antico, sul lato sinistro, nella località conosciuta come “Cona“, il cui etimo proviene proprio dalla Chiesa che ancora oggi è chiamata “Chiesa della Cona”, ovvero luogo dove veniva venerata “l’Icona“.

Agli occhi dei cittadini, dei turisti e dei passanti si presenta racchiusa in una recinzione di protezione che appare come un’ estremo tentativo di preservarne la sagoma in attesa di miracolosi interventi, con l’installazione provvisoria di un tetto in lamiera . Già nel 1924 la stessa veniva descritta come “diruta“ dall‘Ispettore di Zona Bertini Calosso, in alcune note inviate alla Regia Sovrintendenza di Roma in occasione di un suo viaggio in Abruzzo, alle quali si aggiunsero diverse sollecitazioni del Sindaco di Mutignano

Sempre nella stessa relazione l’Ispettore descrive lo stato dell’arte : “La parte superiore della parete…. presenta sotto l’intonaco larghe tracce di affreschi del sec. XVI ed anche del sec. XV non privi di interesse: non è perciò fuor di luogo supporre che anche nella parete inferiore, ora interrata per la destinazione a sepoltura, possa esservi eguale decorazione….Una lapide sulla porta dice che la costruzione della chiesa rimonta al 1408; ma la data che è sull’altare attuale permette di fissare al 1749 il parziale riempimento avvenuto“. I diversi appelli lanciati dal Sindaco di Mutignano rimasero inascoltati e lo stato di degrado della Chiesa continuò a peggiorare sia per i danni causati dalla guerra che dai continui smottamenti del terreno. Ne l 1960 la Chiesa fu dichiarata inagibile mentre negli anni ’80 fu chiusa definitivamente; il parroco ne chiese addirittura la demolizione per motivi di sicurezza, in alternativa della vendita all’amministrazione comunale.

La chiusura definitiva della Chiesa ne peggiorò la stabilità strutturale con il crollo del tetto, del cappellone della Madonna (con conseguente perdita dell’affresco) e della sagrestia. I lavori di conservazione avviati dal Ministero delle Belle Arti nel 1998 si riferiscono al puntellamento della facciata e di alcuni muri perimetrali con la sostituzione della copertura originaria con una provvisoria in lamiera metallica che ne hanno impedito il definitivo deterioramento.

Nonostante l’evidente stato di fatiscenza in cui versa ora la Chiesa, si intuisce ancora l’originale organismo a pianta centrale del tipo a croce greca, con uno spazio quadrangolare centrale dal quale si apron , attraverso quattro arcate, altrettanti spazi di analoga ampiezza e di minore profondità successiva. Nel 2006 erano stati stanziati 250.000 euro dalla Sovrintendenza per l’inizio del restauro ma ad oggi non è stato avviato alcun lavoro; per il recupero totale della struttura serviranno, comunque, ben altre somme.

lapide consolazione

Riferimenti storici

La chiesa a croce greca, sotto il profilo architettonico, è tipica dell’arte bizantina con il prototipo della distrutta chiesa dei Santi Apostoli di Costantinopoli, ripresa in Italia nel periodo dell’alto medioevo e, successivamente, sostituita dalla croce latina con l’avvento del romanico. Si parla di pianta a croce greca quando la navata ed il transetto hanno la stessa lunghezza e si intersecano a metà della loro lunghezza (la Basilica di San Marco di Venezia è un tipico esempio di chiesa a croce greca di ispirazione bizantina); quando sono di lunghezza diversa si parla di pianta a croce latina. La Chiesa di Santa Maria della Consolazione potrebbe risalire addirittura al ‘200 anche se la prima fonte documentale, rappresentata da un’antichissima lapide con una iscrizione latina, ne ricolloca l’origine al 1408 “Fundatio Ecclesiae Sanctae Mariae Consolationis fuit anno Domini MCDVIII/spectandum pietatis opus mirare viator/condidit hoc populus religionis (sic) amans, “(O viandante, ammira questa prodigiosa opera di pietà voluta da un popolo amante della Religione); tale lapide è ora custodita presso la Chiesa di S.Silvestro ma qualcuno ha sollevato il dubbio circa l’autenticità della stessa.

Un tempo era considerata la “chiesa di campagna“ in quanto era collocata al di fuori delle mura del borgo che finivano dove oggi emerge la Chiesa di S. Ilario. A questa Chiesa, con Bolla Pontificia, fu concesso il privilegio dell’ Indulgenza plenaria ad instar partiunculae , cioè come per la Porziuncola di Assisi, da lucrarsi l’8 Settembre di ogni anno. Sembrerebbe che la Chiesa fosse stata da subito elevata a Santuario e dotata di una Porta Santa, grazie alle pressanti richieste del Ducato di Atri . La Porta Santa veniva aperta l’8 Settembre ed era meta di un pellegrinaggio molto partecipato. I fedeli entravano per la Porta Santa ed andavano nella cappella con l’affresco ritenuto miracoloso raffigurante la Madonna; quindi andavano nella navata principale e, dopo aver recitato varie preghiere , uscivano per il portone principale. Il Duca Andrea Matteo Acquaviva premiò il fervore religioso della comunità di Mutignano con l’artistica Croce astile cesellata e niellata da Nicola Gallucci detto di Guardiagrele (1450) ora conservata nella sagrestia della Chiesa di S.Silvestro insieme al dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino, copia della Madonna Bridgewatr di Raffaello, entrambi scampati alla rovina della Chiesa. Il suo abbandono cominciò quando fu concessa un’altra indulgenza plenaria (ma senza porta santa), alla Chiesa di Sant’Ilario, situata all’interno del paese. Nel 1682, infatti, il Duca di Atri Giangirolamo II, su richiesta della popolazione, riuscì ad ottenere il trasferimento delle spoglie di Sant’Ilario da Roma a Mutignano: le sacre reliquie giunsero in paese la sera del 26 Settembre 1683 e nel1694 il Papa concesse l’indulgenza plenaria per la festa del 27 Settembre. Durante la carestia che interessò la comunità di Mutignano dal mese di Maggio del 1816 al mese di Dicembre dell’anno successivo, morirono 366 abitanti; ogni giorno le case e le strade erano ingombre di cadaveri . Fin dai tempi antichissimi si usava seppellire i morti dentro la Chiesa Parrocchiale; da quell’anno e precisamente dal 29 Giugno 1816, essendo stato esaurito tutto lo spazio disponibile, i cadaveri vennero seppelliti nella Chiesa di S.Maria della Consolazione. Successivamente, dal 29 Marzo 1890, vennero inumati nell’apposito cimitero. Il terremoto del 1884, inoltre, aveva minato ancor più la precaria struttura della Chiesa. Durante i secondo conflitto mondiale sembra sia stata usata come magazzino e deposito di veicoli, in particolare di natura militare. Affreschi di pregevole fattura, documentati da due vecchie fotografie, sono riferite ad una “chiesa diruta“ locale, con una inquadratura parziale, a livello delle spalle di due figure: uno splendido volto di Madonna con il Bambino (di cui si intravede nella foto un accenno della testa), la cui eccellente qualità si evidenzia nella formulazione dell’ovale perfetto del volto, dalle raffinate ombreggiature e nella magistrale resa delle trasparenze del sottilissimo velo del capo, nonché il bel sembiante di un San Sebastiano, dalla fluente capigliatura in cui incorre lo stesso pensiero figurativo che troviamo nell’affresco di analogo soggetto della Chiesa di Santa Croce di Urbino.

 san  sebastiano  madonna  della consolazione  madonna  5  Madonna 1
madonna 2 madonna 3  madonna 4

Considerazioni

 Recuperare la Chiesa della Madonna della Consolazione riveste una duplice importanza, sia religiosa che architettonica . Si è fatto un breve riferimento alla particolare ed iniziale struttura a croce greca, alla rara presenza sul territorio nazionale di analoghi edifici a pianta centrale. Ma ancor più importante è la ricerca e la ricostruzione delle fonti vescovili ed archivistici che attestino l’esistenza della Porta Santa. Si auspica un convegno , da tenersi nella splendida cornice dell’ Auditorium di Mutignano ; u n incontro da tenersi con la Curia, la Sovrintendenza e l’Amministrazione Comunale per individuare il percorso migliore per il recupero della Chiesa, l’individuazione delle risorse finanziarie per il recupero e la destinazione di questo “ gioiello “ dal valore incommensurabile , foriero di un turismo di natura religiosa nel momento in cui se ne riconoscerà l’autenticità della presenza di una Porta Santa, che si andrebbe ad aggiungere a quella de L’Aquila e di Atri .

Omaggio a tre illustri personaggi di Pineto: Tito Marucci, Nicola Patelli, Mario Torrieri

Da tempo si era alla ricerca del modo migliore per ricordare tutti i personaggi che hanno dato lustro alla cittadina di Pineto,contribuendo con il proprio operato allo sviluppo della comunità sotto vari profili, scrivendone la storia e modellandone l’identità. Si è realizzato uno stemma recante i nomi di tutti i sindaci di Pineto, esposto presso la Sala Paolo Corneli di Villa Filiani.
Un particolare: la cronologia dei sindaci parte dal dopoguerra, con la nascita della Repubblica, omettendo di fatto un pezzo di storia della giovane Pineto , fino al 1929 frazione di Mutignano.
Questo particolare non secondario era stato più volte contestato dal compianto Gianfranco Marucci, scomparso di recente , il quale rivendicava un riconoscimento anche per il padre, Ing. Tito Marucci , nominato più volte podestà , per l’intenso ed articolato contributo speso per la crescita della cittadina. Egli diceva sempre, con un piglio laconico ma deciso, “che era come voler fare la storia d’Italia partendo da Garibaldi ignorando la storia di Roma“. Si è pensato allora che l’intestazione di una piazza o di una strada fosse il riconoscimento migliore è più visibile per ringraziare coloro che con dedizione e passione hanno contribuito alla crescita della comunità pinetese.
Proprio per rendere omaggio ad alcuni di questi personaggi che “durante la loro esistenza e con il loro operato si sono distinti per la crescita storico culturale della Città di Pineto “ , l’Amministrazione Comunale ha deciso, con D.G. del 17 Maggio 2013, di intestare una piazza a Tito Marucci (l’attuale Piazza Marconi), una strada a Nicola Patelli (l’attuale Via Trieste) ed un’altra a Mario Torrieri (il tratto di strada compreso tra Via Rapisardi e Via XXV Aprile attraverso il sottovia carrabile). La scelta di questi personaggi è stata dettata dalle sollecitazioni e dalle segnalazioni di diversi cittadini.
Di seguito riportiamo una loro breve biografia illustrativa, estratta dal rapporto istruttorio della delibera , evidenziando come i tre personaggi ricoprano periodi diversi della storia di Pineto.

Tito Marucci, ingegnere, uomo di vivace cultura nonché grande ed appassionato educatore partecipò, con i famosi “Ragazzi del ’99 “, alla prima guerra mondiale sui monti del Brenta.
Podestà di Pineto dal 1936 fu opera sua l’annessione di Calvano e Scerne al Comune di Pineto. Richiamato alle armi nel Maggio del 1940 con il grado di capitano di Artiglieria, il suo incarico di Podestà fu espletato dal vice podestà Palmantonio Di Febo. Mandato in un primo momento sul fronte francese e successivamente in Albania, venne posto in congedo nel 1943, in quanto padre di quattro figli. Tornato a Pineto ricoprì nuovamente l’incarico di podestà, carica che mantenne anche senza prestare giuramento alla R.S.I., dal momento che il territorio comunale era praticamente occupato dall’esercito tedesco. Incarico che svolse con grande abilità e diplomazia riuscendo sempre a mediare la difficile situazione con le forze germaniche e assicurando alla popolazione civile, nel frattempo ingrossata da un gran numero di “sfollati “ che avevano trovato rifugio a Pineto e Mutignano, il necessario per vivere. Grazie proprio alle sue notevoli doti diplomatiche evitò che la guerra avesse conseguenze disastrose sulla pineta litoranea della cittadina ottenendo che la stessa non subisse un indiscriminato disboscamento. Dopo la liberazione si adoperò affinchè la pretesa di Atri di riappropriarsi dei territori annessi al Comune di Pineto fosse scongiurata. Nella sua qualità di appassionato educatore si adoperò, tralaltro, per la costruzione di nuove scuole nella vicina Giulianova, paese in cui svolse la professione di insegnante e preside per oltre un trentennio,quali l’Istituto Professionale ed il più pregiato Istituto Tecnico Industriale con le sue specializzazioni portandolo, per importanza, ai vertici regionali. Fu proprietario della Torre di Cerrano salvandola dalla distruzione e curandone la buona conservazione. Nato ad Atri il 4 Aprile 1898 è deceduto a Pineto il 15 Marzo 1976.

Nicola Patelli, medico, ma questo sembrava essere solo un dettaglio della sua lunghissima vita, perché il suo nome è stato sempre legato alla sua passione politica.
Sindaco di Pineto dal 1951 al 1956. Durante il suo mandato, da persona di grande cultura e soprattutto lungimirante nella visione dello sviluppo urbanistico del proprio Paese, ebbe la felice intuizione di salvaguardare il centro abitato di Pineto con la costruzione della cosiddetta “VARIANTE “, cioè la deviazione veicolare dal centro del paese all’esterno decongestionando il traffico cittadino , limitando se non eliminando i tanti incidenti che si verificavano in prossimità della curva a ridosso del ponte Calvano tanto da essere definitoa“la curva della morte“.
Nato a Penne l’11 Novembre 1904 è deceduto a Pineto il 29 Maggio 2000.

Mario Torrieri

Mario Torrieri, ragioniere, stimato funzionario della Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo filiale di Pineto. Grazie alle sue capacità professionali e profonde doti umane per molto tempo ne è stato anche Vice Direttore.
Eletto Sindaco nel 1987 il suo mandato si concluse nel 1990. Tra le altre cose contribuì con determinazione all’acquisizione dei necessari fondi per la costruzione del bocciodromo nonché la progettazione e finanziamento del sottovia carrabile, nel quartiere dei Poeti, che collega la popolosa zona direttamente al prospiciente mare. Opera di cui non vide la realizzazione per la conclusione del suo mandato.
Nato a Pineto il 24 Aprile 1947 è deceduto ad Atri il 7 Settembre 2001.

 

Considerazioni

Il senso di appartenenza ad un territorio, al suo paesaggio ed alla comunità che si modella con le proprie tradizioni ed interazioni, viene solitamente definito come “amore verso la propria terra”, un legame dettato anche dai natali e dai ricordi. Se si vuole rendere ancor più pregnante questo sentimento lo si deve ancorare al seme embrionale della comunità, al timbro primordiale che diventa elemento di distinzione da altre cittadine.
Parlando di pinetesità, ad esempio, viene spontaneo pensare ad un modello urbanistico ed ambientale generato dal suo fondatore , Luigi Corrado Filiani, il quale ha fissato le coordinate geografiche della nostra cittadina con un sistema di parchi e pinete, diventato nel tempo anche il perimetro estetico alla quale ha dato il nome Pineto. Ma un’idea iniziale si trasforma in un pensiero costante, un modo coerente di concepire il territorio e l’ambiente, se viene alimentato dai successori con azioni susseguenti che andranno , negli anni, a cementare quel senso di appartenenza che possiamo tradurre in pinetesità.
A Pineto, infatti, tanti altri personaggi hanno seguito il fondatore nella sua visione ambientalista e lungimirante con la realizzazione di altre pinete, alcune delle quali recano il nome dei promotori quali la Pineta Catucci e la Pineta Di Crescenzo; con scelte importanti sul territorio , con intuizioni e caratterizzazioni , anche con una gestione amministrativa sobria ed equilibrata richiesta da alcuni periodi storici e contesti economici particolari.
Ricordando sempre e soltanto il pioniere di uno sviluppo urbano o di un modello urbanistico si rischia di dimenticare tutti gli altri successori, le opere altrettanto importanti e funzionali; bisognerebbe invece tenere vivo il ricordo dell’operato di tutti i personaggi alimentando quel senso di appartenenza che andrebbe trasferito da generazione in generazione. Con la stessa delibera la Giunta Comunale “ ha dato mandato agli uffici competenti di predisporre gli atti per l’intitolazione di aree di circolazione anche agli altri ex Sindaci del Comune di Pineto che abbiano i requisiti previsti dalla normativa vigente “.
In attesa della cerimonia di inaugurazione ci auguriamo che altri cittadini illustri, appartenenti non soltanto al mondo politico ed amministrativo, vengano ricordati promuovendo sempre di più quel sentimento ,di matrice proustiana,“ …. della ricerca della pinetesità perduta “ .