La Torre del Vomano: perchè ricostruirla?

PERCHE’ RICOSTRUIRLA ?

Nelle considerazioni finali del libro “Pineto, percorso storico e naturalistico “ vengono individuati sei siti da recuperare e da valorizzare per rendere ancora più definito ed intrigante il perimetro estetico del nostro territorio. Tra questi,   “ l’idea più suggestiva è quella di ricostruire la Torre Vecchia del Vomano, a Scerne di Pineto, destinandola a punto di informazione turistica nel periodo estivo e ad osservatorio della foce del fiume durane l’intero periodo dell’anno . Avremmo due torri sul litorale pinetese, una a sud, a Cerrano, l’altra a Nord sul Vomano , ricostituendo la linea storica di controllo del litorale del periodo medioevale, combattendo non più i pirati o Saraceni ma l’azione indiscriminata dell’uomo, quella deviata e irrispettosa della natura. “ .

Torre del Vomano. La storia della Torre del Vomano è quella di una torre che non c’è più, come quella del Tordino e di Salina Maggiore per restare nel vicinato; ma è quella che nasconde una doppia vita, in quanto il tratto di costa adiacente la foce del fiume Vomano fu interessata, nel XVI secolo , dal processo di fortificazione e di difesa di tutto il litorale messo in atto dagli Aragonesi con la costruzione di due torri , Torre Vecchia e Torre Nuova.

Tali strutture venivano solitamente costruite a presidio dei fiumi o degli insediamenti portuali. Nel censimento realizzato dal Governatore Carlo Gambacorta nel 1598, su indicazioni del Vicerè, si riportano le visioni prospettiche dei luoghi ove sorgevano le torri censite. La Torre de Umano viene riportata sulla sinistra del fiume ed appare circondata da alberi sparsi con colline circostanti; dietro la Torre un edificio fortificato riconducibile a Villa Patrizi ( ?!) . Il Cartaro riporta una Torre Vecchia sulla riva destra del fiume , in località dove ancora oggi esiste Case Vecchioni e la località Vomano Vecchio ; ed una Torre Nuova sulla sinistra, come il Gambacorta che la indica in Torre de Umano . Il manoscritto di Carlo Gambacorta riproduce il censimento delle torri effettuato nel 1598 ed è conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi.

E’ composto da 48 fogli numerati ed i primi tre fogli compongono le lettere indirizzate al conte di Olivares ed al reggente Ferrante Fornaro ed alcune note metodologiche per il censimento ed osservazioni sui problemi connessi all’avvistamento. Le torri                   d’ Abruzzo sono descritte dal foglio 30 al foglio 45 mentre al foglio 38 sono aggiunti due fogli non numerati e tutti e tre sono dedicati alla fortezza di Pescara ed agli ammodernamenti proposti. Ogni foglio scheda contiene alla sinistra in alto una prospettiva dei luoghi ; sempre alla sinistra ma in basso una sezione parallela al mare e la relativa pianta . Sulla destra sono indicati il posizionamento, il contatto visivo con le torri finitime, lo stato di consistenza e gli eventuali inconvenienti e suggerimenti . Seguono, infine, la nota degli accomodi urgenti ed il costo presunto degli stessi.

Dalla schede relative al censimento di Carlo Gambacorta , Governatore del’ Abruzzo e della Capitanata alla fine del Cinquecento e Marchese di Celenza Valfortore , si desume che la Torre del Vomano sia stata costruita nel 1568 con i lavori eseguiti da Salazar e che fosse di notevoli dimensioni considerata l’altezza di canne 7 , come risulta dall’aggiudicazione d’asta ( Vasto ).

Così come risulterebbe distrutta dalle acque nel 1578 a seguito di inondazione con successiva denunzia a carico dei costruttori Tavoldino . La cartografia riporta, pertanto, sia la Torre Vecchia, andata distrutta dopo soli dieci anni dalla costruzione sulla riva destra del Vomano, che la Torre Nuova ricostruita sulla riva sinistra del fiume indicata dal Gambacorta di canne 6 . La Torre del Vomano è indicata, in definitiva, dal censimento del 1598 e dalla cartografia come Torre Nuova se si accetta la prospettiva di Carlo Gambacorta che la colloca sulla riva sinistra del fiume. Nonostante sia stata in buone condizioni fino al 1842, utilizzata dalla Amministrazione Generale , non ha lasciato traccia né ruderi . La prospettiva di Carlo Gambacorta indica dietro la Torre, parallela al fiume , una casa fortificata da individuare. Non si esclude, dunque, che fortunati ricercatori riescano ad individuare il posizionamento della torre che si presume sia stata ricostruita su questa riva, sul lato di Roseto per intenderci, dopo la distruzione del 1578.

area dove insisteva  la Torre Vecchia del Vomano

Descrizione 1598 : Questa undicesima Torre detta di Humano in territorio di Montepagano quadrata sta distante dalla retta Torre di Cerrano verso Puglia miglia cinque e verso Abruzzo dalla Torre di Tordino miglia cinque . E’ ben collocata di buona fabrica che guarda il fiume Humano benissimo et una fontana. Ha corrispondenza con la retta Torre di Cerrano Puglia , e verso Abruzzo con la Torre di Tordino e vede la Torre di Salinello e di Librata. V’è uno smeriglio di bronzo, un pezzone di ferro e quattro arcabuggi del Caporale e v’è necessario un masco per dar segno. E’ necessario accomodare il cavalletto al pezzo di bronzo, acconciare lastraco e la garitta che ci vorrà la spesa di ducati otto circa .

La Torre Vecchia era posizionata a Scerne di Pineto , sul lato destro della  foce del Vomano

Epoca :

1568 : aggiudicata la costruzione da Salazar a Vasto ( dimensioni notevoli di canne 7 )

1578 : distrutta dalle acque. Incriminati i costruttori Tavoldino . Relazione critica dei Tortelli.

1585 : Torriero caporale de Nogueras Michele e Gio de Angatiglia di Monte Pagano.

1598 : Torriero caporale Pietri di Castro

1601 : Torriero caporale Melendes Giovanni

1761 : Torriero caporale di Domenicantonio Ambrogio

1777: custodita dagli invalidi

1842: per uso Amministrazione Generale

1955: nessuna traccia

1976: traccia storica ( Vittorio Faglia )

Presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, nella sezione manoscritti, sono conservate buste numerate contenenti una serie di disegni senza autore né data, verosimilmente della prima metà dell’ Ottocento quando furono realizzati censimenti parziali del patrimonio di difesa costiera. Per la Torre di Umano si ha una pianta del primo piano e del terrazzo, un prospetto della Torre alla destra della Torre di Cerrano e di un terreno di pertinenza della Torre. Il disegno del terrazzo sembrerebbe inesatto : la piazza dovrebbe avere superficie maggiore di quella del primo piano, a causa della controscarpa delle caditoie. Della Torre Vecchia si ha, invece, soltanto, una traccia sulla cartografia del Cartaro e del Magini, chiaramente distinta dalla vicina torre sud di Cerrano, se si assimila la segnalata Torre Nuova con la Torre Vomano

Cartografia de il Cartaro
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Il treno a vapore e e frecce tricolori

Bella coincidenza, forse casuale, oggi 12 Maggio 2013  a distanza  di pochi chilometri e di poche  ore si celebrano due avvenimenti importanti  ma allo stesso tempo lontani per storia, dimensione,  tecnologia  e  comunicazione.  Il treno a vapore in partenza da  Ancona verso Pescara celebra il 150^ anniversario della  inaugurazione della tratta ferroviaria  tenutasi il 16 Maggio 1863, due anni dopo l’ Unità d’Italia, con sosta alla stazione di Pineto ; e la sfilata delle Frecce Tricolori , fiore all’occhiello della  Aeronautica Militare Italiana  organizzata  dall’ Amministrazione Comunale di Roseto  con  finalità di promozione della cittadina  sotto il profilo turistico ed istituzionali .

Il primo evento è stato organizzato dalla Fondazione PESCARABRUZZO, in collaborazione con il Comitato per le celebrazioni  in occasione, appunto,  dell’inaugurazione della tratta Ancona- Castellammare  della linea ferroviaria Adriatica .  Il secondo organizzato dall’ Amministrazione  Comunale  di Roseto   con grande coinvolgimento delle forze dell’ordine per l’assetto logistico, organizzativo  e  della sicurezza per  uno spettacolo senza precedenti  sul  nostro cielo  oggi poco ospitale   ma alla fine clemente  per il tempo necessario .

Si rincorreranno sicuramente paragoni tra i due eventi,  si confronteranno  le strisce tricolori  disegnate   in cielo   con il fumo grigiastro  espulso dalla locomotiva;  il ritmo lento  e cadenzato del treno a vapore con la velocità di  10 gioielli  di tecnologia  avanzata , la rievocazione e l’esibizione  di  due realtà  diverse  racchiuse nel passato e nel presente ;   in ogni caso due eventi   che i cittadini  hanno apprezzato  e reso  questo 12 Maggio  2013   meno uggioso di quanto il tempo purtroppo ci ha riservato  .

 Breve nota storica da “Guida dell’Abruzzo” di Enrico Abbate (1903):

“Nessuna linea ferroviaria esisteva prima del 1860 nell’ Abruzzo. Unificata la patria , si pensò al completamento della rete ferroviaria e siccome l’ossatura dell’Appennino rendeva difficile in molti tratti una linea longitudinale  centrale, così il concetto che dominò fu quello di stabilire due grandi linee litorali, l’Adriatica e la Mediterranea, riunite fra loro da molte traversali con diramazioni ai principali valichi e con altre numerose linee secondarie di comunicazione interna . Così si ebbero le seguenti linee : 1. La linea litorale-adriatica che mette in comunicazione l’Abruzzo tanto con l’Alta Italia quanto con l’Italia Meridionale. Questa, la più importante, fu la prima linea costruita nell’Abruzzo . La festa del 16 Maggio 1863, con la quale si inaugurò l’apertura del tronco ANcona -Pescara, fu considerata come un avvenimento politico.Questa linea provenendo da Foggia  entra nella regione abruzzese, attraversato il Trigno che la divide dal Molise  entrare nella provincia di Ascoli Piceno . ( provincia di Campobasso ) , e correndo  lungo la riva del mare tocca le principali città di Vasto, S.Vito Chietino, Ortona, Francavilla al mare e Pescara . Tutta la riva percorsa in questo tratto appartiene alla provincia di Chieti.Attraversato a Pescara il fiume omonimo , entra nella provincia di Teramo, trova le stazioni di Castellammare Adriatico , Montesilvano, Atri Mutignano, Giulianova e Tortoreto-Nereto e giunta al Tronto ed oltrepassatolo , su di un ponte di ferro abbandona l’Abruzzo per  entrare nella provincia di Ascoli Piceno”.

La lunghezza totale della linea è di circa  km 115 . L’andamento di essa è regolare, lunghissimi sono i rettifili , i paesi non si trovano vicino alle stazioni essendo sopra le alture delle colline; il territorio attraversato è tutto arenoso costituendo la spiaggia del mare; si va ora popolando di case  e villini ; i ponti sono per lo più a doppio senso, metà per la ferrovia e metà per la strada, finchè le entrate non raggiungendo una cifra  stabilita la linea da un binario non sia trasformata a due al quale scopo è costruita.”

L’orto degli aranci

Ai margini della S.S. 16  ed all’altezza del ponte che collega  il centro abitato a Parco Filiani, si  ravvisano alcuni ruderi di  mura in mattoni   che un tempo  formavano  la recinzione dell’ Orto degli Aranci . Tale orto ,infatti, ospitava  alberi da frutta  ed ortaggi e venivano  curate con passione   e dedizione da L.C. Filiani . Oggi l’area è attraversata dalla S.S.16 mentre un tempo  rappresentva un continuum con  la  dimora di Villa Filiani e la fornace antistante,  come si evince dalla foto in bianco  e nero.

Foto in B/N  con l'Orto degli Aranci integro

La Città Sottile , nella sua immaginaria  realizzazione, tende a recuperare gli  spazi urbani del passato riadattandoli al presente , al contesto urbano     con le  funzionalità odierne   dell’orto urbano . l’ ” Urban farming ”  inteso come coltivazione del proprio orto  che cresce sui balconi  o nei giardini privati , oppure inteso anche come orto  sociale e condiviso  , è ormai un fenomeno che muove anche  un giro d’affari  interessante.

La valenza dell’orto urbano  inteso come  recupero di spazi pubblici   da affidare ai cittadini nell’ottica  sociale dell’integrazione  e della inclusione , è sempre più  apprezzata da alcuni amministratori .  L’idea, inoltre,  di interrompere l’omologazione del tessuto urbano  dettato da rigidi piani regolatori, affascina ancora di più  nel momento in cui sono gli stessi cittadini  destinatari dell’affidamento  della gestione  dell’orto  urbano , con  tutte le varianti possiibli ed immaginarie.  Un breve cenno  anche all’aspetto  didattico e terapeutico , di reinserimento ,  e di terapia anche sociale.

L’idea di recuperare l’ Orto degli Aranci di Pineto e di  affidarlo ad un gruppo  di cittadini di età anche diversa per assicurarne la relazione intergenerazionale, si presenta affascinante e  realizzabile.  Si andrebbe a salvaguardare un pezzo di storia della nostra cittadina  cogliendo , nel contempo,  un recupero di spazio urbano che   potrebbe essere, a livello architettonico , anche un punto di attrazione.

Immaginiamo l’orto con le piante  di frutta ed una piccola struttura in legno  adibita   all’accoglienza ,  recintato con vetro  e mattoni . Un orto  con queste caratteristiche , all’interno di Parco Filiani , non farebbe altro che aumentanre il livello di fruibilità   preservando il contesto ambientale dell’intera area  sia sotto il profilo storico che architettonico.

L’unica  barriera, non di poco conto , è  che tale area dove insistono i ruderi dell’ Orto degli Aranci è  di proprietà privata .

Contesto urbano

L’uomo che piantava gli alberi

La storia  raccontata da  Jean Giono , pubblicata nel 1953, è la storia di un pastore di nome Elzerard Bouffier  il quale ebbe il merito di aver ripiantumato un’intera zona della Provenza , alle pendici delle Alpi ,  di querce betulle e faggi  grazie  ad una costante attività quotidiana durata vent’anni.  La storia ha  inizio nel 1913 quando il narratore  , dopo aver smarrito la strada  durante un’escursione  ed essersi ritrovato   in un’area completamente desertificata  e senz’acqua , incontra un pastore di nome Elzerard Bouffier il quale lo  ospita nella sua dimora , lo disseta e lo ospita raccontandogli  la propria storia.  Rimasto vedovo  si  era ritirato  in montagna conducendo una vita riservata   con l’obiettivo di migliorare  il luogo desolato in cui viveva piantando una foresta . Come !?   In tre anni aveva a piantato 100mila ghiande confidando  che sarebbero nate 10.000  querce,  1 su  10 ce l’avrebbe fatta.  Il narratore torna sul posto dopo svariati anni  e ritrova un paesaggio completamente trasformato  con alberi alti,  l’acqua che scorreva nel ruscelli  ed una varietà di piante che si estendeva per una zona di 11 chilometri. Ritrova anche Elzérard Bouffier, divenuto apicultore, che continua a visitare ogni anno.  La piantumazione  proseguirà  speditamente e molti l’attribuiscono a fattori naturali non   conoscendo la passione, la continuità del lavoro  svolto per anni da Elzerard Bouffier.  In seguito la nuova foresta  viene  posta a tutela dallo  Stato  ed il villaggio abbandonato inizierà  a ripopolarsi  con nuove  coltivazioni  e fattorie. Il racconto termina con la illustrazione della  morte serena e tranquilla di  Bouffier nel  1947,   fiero di aver  raccolto quanto seminato.

 Si è tentato di attribuire allo scritto un profilo autobiografico  di Jean Giono  ma lo stesso   escluse  tale  ipotesi  così come confermò  che la storia era stata  inventata:

Mi dispiace deludervi, ma Elzéard Bouffier è un personaggio inventato. L’obiettivo era quello di rendere piacevoli gli alberi, o meglio, rendere piacevole piantare gli alberi”.

 Per una strana coincidenza temporale nello stesso periodo in cui è ambientato il racconto  la nostra cittadina ha ospitato un personaggio  al quale piaceva molto piantare gli alberi , arrivando a darle anche il nome di  un  albero ( Pineto ),

 Josè Saramago , nel libro ” Di questo mondo e degli altri ” , ci regala  uno spazio commovente nel descrivere  lo stato d’animo  del nonno  negli ultimi giorni della sua esistenza  , risaltando il particolare rapporto  che aveva con gli alberi  : ….. ” Ma l’immagine che non mi abbandona è quella del vecchio che cammina sotto la pioggia, ostinato e silenzioso, come chi compia un destino che nulla può cambiare. Se non la morte. In quel momento, però , questo vecchio , che è mio nonno , non sa ancora che morirà . Ancora non sa che pochi giorni prima del suo ultimo giorno  avrà la premonizione che la fine è arrivata e andrà , di albero in albero del suo podere, ad abbracciare i tronchi , a congedarsi da loro , dai frutti che non mangerà più , dalle ombre amiche.. “

Anche l’ombra  di un albero diventa amica !

 Di recente è stata reintrodotta la giornata della festa dell’albero ( 21 Novembre ) così come i sindaci , al termine del loro mandato devono relazionare circa l’attività svolta per la piantumazione di nuovi alberi; alcuni  Comuni hanno iniziato a censire  gli alberi monumentali ,   simbolo  del proprio  territorio . La Città Sottile avrebbe molto da censire e da tutelare .

La street art

L’artista francesce  avvolto  da una misteriosa identità ,  chiamato semplicemente  JR, si definisce un  “artivista “, una via di mezzo tra  l’artista e l’attivista . Conosciuto in tutto il mondo per le sue gigantogafrie che hanno tappezzato  spazi di città importanti , dalle palazzine di Los Angeles alle bidonville di Nairobi, dai  grattacieli di Shangai  ai bordi della Senna ,  e’ un graffitaro di volti , stampa i ritratti in formato gigante,  lavora in clandestinità , si firma con le solo iniziali ;  volti di donne, uomini , bambini  che rappresentano la storia , la memoria delle città e delle persone  che la vivono . Sul muro che separa Israele da Gaza , ha affisso volti di palestinesi  sul lato israeliano , e di israeliani sul lato palestinese. Per i suoi blitz si avvale di una piccola squadra di amici a  bordo di una camionetta.  Come Bono e Bill Clinton ha avuto il riconoscimento  del prestigioso Ted Prize .

Stazione di Scerne di Pineto

Un fenomeno da studiare a parte  che merita approfondimenti  per i risvolti sociali e politici del suo modo di concepire l’arte.   Ci soffermiamo ,invece, su come viene concepita la “street art ” nella nostra cittadina.  Negli anni si sono accumulati  sfregi  colorati  sulle pareti della stazione ferroviaria, su distaccati muretti    del centro abitato,  nei sottopassi ;  simboli colorati che  “cozzano” sulle pareti  austere e sobrie del  “castelluccio ” di Parco Filiani, sulle mura di recinzioni con richiami a nefasti riti e credi satanici e religiosi non meglio identificati .  Alcuni spazi   ospitano delle immagini gradevoli quali il calamaro  dipinto  sulla cabina nei pressi dell’ Hotel Garden,  o  una semplice scritta sulla cascina solitaria ubicata in zona quadro,  un sobrio  disegno  sull’argine del torrente  Calvano nei pressi della foce .

Sottopasso Villa Fumosa

La città  europea che più di tutte  ha osservato il mutamento della concezione della “street art ” probabilmente  è Berlino , dove la proliferazione di graffiti , collage e stencils  che ricoprono i muri della città sono tali che  si ha l’impressione di vivere in  una pinacoteca all’aperto.  Agli inizi degli anni  Settanta a Berlino Ovest    gli albori della street art fu concepita come contestazione politica , con il muro che  divideva la città  a rappresentare  l’assurdità di quella divisione. Dopo la riunificazione, invece,  sulle ali della ritrovata libertà  i graffiti  divennero sempre più colorati, con una  proliferazione di opere soprattutto nei quartiere della  vecchia Berlino Est.  Ora invece l’arte urbana  non rappresenta più un veicolo  di attività politica  , sempre più orientata verso il disimpegno e  proiettata alla ricerca di  un raffinato tecnicismo , non più spazi  aperti e frequentati   bensì intimi e discreti .  Il mercato inizia ad interpretare il  ruolo dominante con diversi festival   di arte urbana , gallerie  dove si  esprimono le migliori pratiche digitali; la commercializzazione è considerata l’altra grande  mutazione della street art . L’iniziativa dell’amministrazione  comunale di  dotarsi di un disciplinare per la realizzazione di murales e l’esercizio di spry art su spazi pubblici , è da lodare perseguendo  il duplice obiettivo di combattere vandalismi  al patrimonio comunale  e di valorizzare alcune realtà artistico -giovanili.

Cascina isolata zoan piano quadro

Sono stati individuati spazi dedicati quali i sottopassi Via del Mare e della Stazione (Scerne), il muro perimetrale  dello stadio “MImmo Pavone “, muri  esterni degli edifici  scolastici  (previa autorizzazione della direzione didattica), il sottopasso del parco della Pace ed il cunicolo ubicato  a sud della Stazione Centrale.  L’opera non deve contenere  disegni o scritte che possano risultare in contrasto con le norme sull’ordine  pubblico o  offensive del pubblico pudore, della morale o della persona  e non contenere messaggi di carattere politico, o pubblicitari espliciti   o impliciti , contenuti intolleranti e/o offensivi nei confronti delle religioni , delle etnie e dei generi.

Sottopasso  Parco della Pace

Una Città Sottile  ospita  volentieri  murales  variegati,  vivaci chiazze di colori , strisce    cromatiche  che  interrompono la linearità del paesaggio. Quelli realizzati  non colpiscono, il più delle volte,  per il  contenuto dell’opera,  belli  a priori in quanto trasmettno vivacità  e gioia,  oscuri  però  per il messaggio  e  per l’assoluta assenza  di ‘appartenenza al territorio. I murales di Mutignano, quelli sì,  si inseriscono nella storia  e nella memoria del borgo antico, nella tragedie, nelle attività agricole e di odinaria quotidianità  della vita  della borgata;  il murales rappresenta un frammento  di architettura urbana  che ne completa il profilo e l’idendità.

Sottopasso Parco della Pace

Forse il disciplinare andrebbe in parte corretto  con indicazioni  più puntuali  e tematici  agli autori interessati,     con un legame  sempre più prossimo  tra l’opera artistica ed il territorio.  Alcuni di questi murales sembrano fine  a stessti ,  avulsi  ed estranei  dalla storia del territorio e della cittadina, nè tantomeno ne disegnano il futuro .  Bella la vivacità , evanescente la finalità .  Per concludere con il grande JR , l’artivista  si  esprime sempre per temi  quali Face to Face (volti dei palestinesi  affissi sul lato israeliano e viceversa )  , Woman are Heroes  (  eroine di ogni  giorno che fanno andare avanti il mondo ) ,  One Wish to Change the World  (un desiderio che cambia il mondo  , Bill Clinton  aveva usato il premio per sostenere  progetti di acqua potabile in Ruanda ),  Inside Out  (un progetto partecipativo e globale  , migliaia di ritratti autoprodotti  e poi esposti in luoghi pubblici: tanti  Jr crescono).

Cunicolo nei pressi della Stazione Centrale

Sottopasso Parco della Pace