I ritrovamenti archeologici a Pineto

Un passato che riemerge dal terreno

       Durante i recenti lavori di metanizzazione sono riemerse fondamenta di edifici e reperti archeologici che raccontano una storia antica, risalente all’epoca romana.   Gli scavi hanno portato alla luce fondamenta riconducibili a impianti produttivi e di immagazzinamento merci, un probabile edificio di circa 100 metri quadrati articolati in ambienti funzionali, un’area forno   o figlina, e frammenti di anfore del tipo Lamboglia 2 utilizzate per il trasporto di vino e olio. I frammenti ceramici e di terracotta, trovati anche come riempimento delle fondamenta, confermano un’intensa produzione locale e fanno pensare all’esistenza di un impianto per la fabbricazione di anfore e di laterizi, un’attività artigianale di grande importanza economica verosimilmente collegata all’approdo marittimo della colonia latina di Atri.
Già dalla Tabula Peutingeriana, l’antica mappa delle vie romane, si intuisce come la strada costiera che collegava i fiumi Vomano e Saline (Flaminia Adriatica) attraversasse un’area già all’epoca  ricca di insediamenti abitativi e di attività produttive. Infatti, negli anni ‘70 del secolo scorso, a Silvi Marina in località Colle Castelluccio furono ritrovati i resti di una antica villa romana nelle vicinanze della fornace di laterizi di proprietà Costantini. Questi ritrovamenti, unitamente alle vestigia di un antico acquedotto romano di epoca imperiale rinvenute di recente    nel tratto collinare della Riserva del Borsacchio, ci raccontano un territorio vivo e dinamico dotato di infrastrutture importanti, di una rete di commerci e di scambi che collegava l’Adriatico al resto dell’Impero Romano. Tasselli preziosi che arricchiscono la storia della nostra costa, che duemila anni dopo registrerà uno sviluppo ancora più importante garantito dalla linea ferroviaria e dalle fornaci dedicate alla produzione non di anfore ma di mattoni.