Durante i recenti lavori di metanizzazione sono riemerse fondamenta di edifici e reperti archeologici che raccontano una storia antica, risalente all’epoca romana. Gli scavi hanno portato alla luce fondamenta riconducibili a impianti produttivi e di immagazzinamento merci, un probabile edificio di circa 100 metri quadrati articolati in ambienti funzionali, un’area forno o figlina, e frammenti di anfore del tipo Lamboglia 2 utilizzate per il trasporto di vino e olio. I frammenti ceramici e di terracotta, trovati anche come riempimento delle fondamenta, confermano un’intensa produzione locale e fanno pensare all’esistenza di un impianto per la fabbricazione di anfore e di laterizi, un’attività artigianale di grande importanza economica verosimilmente collegata all’approdo marittimo della colonia latina di Atri. Già dalla Tabula Peutingeriana, l’antica mappa delle vie romane, si intuisce come la strada costiera che collegava i fiumi Vomano e Saline (Flaminia Adriatica) attraversasse un’area già all’epoca ricca di insediamenti abitativi e di attività produttive. Infatti, negli anni ‘70 del secolo scorso, a Silvi Marina in località Colle Castelluccio furono ritrovati i resti di una antica villa romana nelle vicinanze della fornace di laterizi di proprietà Costantini. Questi ritrovamenti, unitamente alle vestigia di un antico acquedotto romano di epoca imperiale rinvenute di recente nel tratto collinare della Riserva del Borsacchio, ci raccontano un territorio vivo e dinamico dotato di infrastrutture importanti, di una rete di commerci e di scambi che collegava l’Adriatico al resto dell’Impero Romano. Tasselli preziosi che arricchiscono la storia della nostra costa, che duemila anni dopo registrerà uno sviluppo ancora più importante garantito dalla linea ferroviaria e dalle fornaci dedicate alla produzione non di anfore ma di mattoni.
Le carte IGM del 1876 riportano il toponimo Antiche Scerne e Vomano Vecchio, dove vecchio e antiche sono a testimoniare un arcaico paesaggio naturale, melmoso e paludoso ormai trasformato e legato anche a un ramo perduto del Vomano (Scerne deriva da una radice germanica antica, scern o scearn, che significa fango; in sostanza, originariamente indicava zone fangose o soggette a paludi). Anche l’attuale toponomastica richiama la sedimentazione storica dell’area, da Via delle Paludi a Via dei Mulini, da Contrada Stracca a Via dell’Agricoltura, per arrivare alla Via degli Elettricisti, del Commercio e delle Industrie, dei Trasporti e della Chimica, dei Pastai e dei Falegnami. Sin dai primi del ‘600 fino a tutto l’800, tali pianure alluvionali erano caratterizzate da una fitta rete di canali irrigui realizzati non solo per bonificare i terreni ma anche per il trasporto di legname e, soprattutto, per produrre forza motrice per la macinazione del grano di decine di mulini disseminati tra Torre San Rocco, Scerne e pianure limitrofe (cfr. I formali e i mulinidelVomano, di Adriano De Ascentiis), sino ad arrivare nei pressi del torrente Calvano. Oggi, quell’opera ingegneristica di grande valore è pronta a rinascere grazie ad un progetto lungimirante di recupero e di valorizzazione storica, di mobilità sostenibile e cura del paesaggio.
E grazie, soprattutto, all’intensa attività di monitoraggio del territorio svolta dal “Comitato Salute, Ambiente e Territorio di Torre San Rocco e Scerne “, alle prese con le molteplici criticità che attanagliano tale area, che il progetto di recupero dei tracciati dei “formali” inizia a prendere forma con la possibilità di trasformarli, in alcuni tratti, in piste ciclopedonali. Si punta alla creazione di un suggestivo percorso che colleghi Torre San Rocco a Scerne di Pineto, ripercorrendo e fiancheggiando in questo tratto l’antico cammino dell’acqua, ora arricchito da una folta vegetazione spontanea, in modalità lenta e sostenibile (cfr. Video su pagina FB del Comitato– I formali, tra storia e futuro). Il progetto di prefattibilità, con relativo quadro economico, è stato già redatto nel 2023 e potrebbe essere finanziato dalle compensazioni ambientali da retrocedere da parte di una impresa privata, legate a nuove e adiacenti installazioni di impianti fotovoltaici. E, come nella migliore espressione della eterogenesi dei fini, la ricerca assidua di compensazioni ambientali portata avanti da detto Comitato, ha portato alla riscoperta della storia della rete idraulica, oggi al centro di una iniziativa che unisce valorizzazione ambientale, mobilità dolce e memoria del territorio. A completare il progetto, si potrebbe immaginare la costruzione di un mulino simbolico in stile olandese, naturalmente non funzionante che fungerà dalandmark paesaggistico e sede associativa per attività di tutela, promozione e controllo del territorio.
Il giorno Venerdì 22 Agosto 1975, in occasione della solenne celebrazione del cinquantenario della fondazione della Chiesa di S. Agnese di Pineto e alla presenza del Vescovo di Teramo Mons. Abele Conigli, il Cav. Michele Marano lesse una relazione che ricordava, in particolare, l’iniziativa di Luigi Corrado Filiani di costruire una Chiesa che rispondesse alle mutate esigenze dei fedeli. Ricordava come nel gennaio del 1925, presentando il progetto disegnato a colori e richiamando una breve storia della vita e della passione di Sant’Agnese, il Filiani rivolse un invito ai suoi concittadini a collaborare nella sua costruzione, enfatizzando la cooperazione comunitaria come cuore dell’impresa e aprendo una sottoscrizione che raggiungerà l’importante somma di L. 75.000 (cfr. -PINETO una città verde sul mare – di v.de laurentiis/ f.mattucci /l.ripari ). La storia della Chiesa è strettamente legata, pertanto, allo sviluppo moderno del borgo costiero che, sempre per impulso di L.C. Filiani, fu trasformato in una ridente città balneare arricchita da un sistema di pinete e dal recupero di un parco ai piedi della collina. Allora le funzioni religiose venivano celebrate in una Cappella pubblica situata nella adiacente Villa Filiani e, in alternativa, in un più ampio magazzino nei pressi della stazione. L’area fu donata dallo stesso Filiani insieme all’ultima produzione di mattoni della fornace ed a ingenti risorse finanziarie, sia proprie che ottenute dal governo; e alla realizzazione della Chiesa contribuirono anche tutti i contadini delle aziende agricole, soprattutto con il trasporto di materiale inerte per il riempimento delle fondamenta. (Foto 1 e 2 ) . L’inizio dei lavori ebbe luogo il 3 Novembre 1926 con la posa della prima pietra alla presenza del Vescovo di Penne ed Atri Monsignor Carlo Pensa e del Vice Prefetto di Teramo dottor Francesco Foschini ( Foto 3 ). Il progetto era stato redatto dall’ Ing. Arturo De Falco e nel 1935 fu aperta al pubblico per le funzioni sacre e religiose diventando Chiesa Parrocchiale nel 1938, indipendente da quella di Atri, Mutignano e Casoli, con il primo parroco Romualdo De Ascaniis ( Don Paolino- dal 1939 al 1965). Sebbene la posa della prima pietra sia avvenuta nel 1926, l’anno 1925 è convenzionalmente riconosciuto come momento fondativo della Chiesa, poiché in esso maturò l’idea condivisa e concreta di costruire un luogo di culto per la nuova comunità di Pineto. Nella parete esterna di ingresso è stata incisa, infatti, una lapide di fondazione recante l’iscrizione “A FVNDAMENTIS A.D. MCMXXV” (“dalle fondamenta, nell’anno del Signore 1925” ) ( Foto 4) .
L’edificio esprime una combinazione di elementi romanici e gotici. Un pronao in stile romanico con capitelli ionici interessa la facciata principale in mattoni, con un architrave che poggia su quattro colonne in stile corinzio recante la scritta latina “O FELIX VIRGO MEMORANDI NOMINIS AGNES “. (Foto n.5) . Alla parete destra della Chiesa si erge un’alta e robusta torre campanaria a pianta quadrata che nei suoi 24 metri di altezza presenta aperture che mutano dalla monofora dell’ordine inferiore, alla trifora dell’ordine superiore (Foto n. 6 ). L’interno è costituito da una grande navata centrale, separata dalle altre due laterali da archi a tutto sesto ed ha copertura con capriate lignee a vista, e termina nell’abside che contiene l’altare e la zona presbiteriana. Nella navata laterale sinistra, il nuovo organo a canne realizzato grazie al contributo della Regione Abruzzo e alla compartecipazione dei fedeli, si erge nella sua sontuosa bellezza e si esprime nella perfetta tonalità accompagnando le funzioni religiose . Oggi la Chiesa di Sant’Agnese rispecchia appieno le volontà e i desideri espressi da Luigi Corrado Filiani con la sua seducente lettera di appello rivolta ai cittadini proprio 100 anni fa, che meriterebbe una lettura completa per il fascinoso trasporto con il quale immaginava una Chiesa che fosse anche simbolo di identità e di aggregazione. (Foto 7). Oltre ad essere un luogo di culto e un esempio di architettura eclettica che ben si integra nel tessuto urbano di Pineto, la Chiesa di Sant’Agnese è diventata un simbolo dell’identità locale. Negli anni, lo sviluppo del centro rivierasco ha portato alla allineata contiguità dei tre edifici che rappresentano appieno le diverse funzioni, da quella istituzionale e culturale di Villa Filiani a quella amministrativa del Palazzo del Municipio, con la centralità rappresentata da quello di culto della Chiesa di Sant’Agnese che si accinge a festeggiare i cento anni dalla sua epifania. Negli anni sono state realizzate molteplici migliorie sugli impianti, lavori di sistemazione e di abbellimento della struttura avviati da Don Giovanni Di Domenico, parroco per quasi sette lustri ( dal 1965 al 1999 ). Oggi, continua a essere il cuore religioso di Pineto ma si è trasformata anche in un luogo di bellezza condivisa, grazie alla visione pastorale di Don Guido aperta alla cultura: concerti, letture poetiche ed eventi artistici trovano spazio tra le sue mura, senza mai perdere di vista la vocazione originaria alla preghiera e alla liturgia ( Foto n. 8) .
Fonti : 1) PINETO una città verde sul mare – di v.de laurentiis/ f.mattucci /l.ripari ).
2) Opuscolo del Comitato Parrocchiale S.Agnese
Foto 1 – Foto storica
Foto 2 – Chiesa Parrocchiale anni ’30-40
Foto 3 – Documento sottoscritto per inizio dei lavori
Foto 4 – Lapide di fonadazione anni 1925
Foto 5: Esterno della Chiesa
Foto 6 : Il campanile visto dalla Villa
Foto 7 : Interno della Chiesa con l’organo
Foto 8 : Statua di Sant’Agnese
Posa della prima pietra
Inaugurazione delle campane
Il campanile visto dall’altana di Villa Filiani
Il campanile visto dalla pineta
Il campanile visto dall’altana di Villa Filiani
Lapide in ricordo del primo parroco ” Don Paolino “
La rotatoria di Borgo S.Maria e l’ex scuola della Provincia
In questi primi mesi dell’anno, l’attività della Provincia
di Teramo si sta concretizzando con due
importanti interventi sul territorio pinetese,
sia in termini di sicurezza stradale che di sviluppo di progetti ambientali,
con ricadute e benefici non soltanto locali ma per l’utenza in generale. Nel Piano delle OO.PP
triennale approvato nel mese di Agosto 2023,
la Provincia aveva inserito il progetto
della Rotatoria di Borgo S.Maria
tra le opere da realizzare sul territorio pinetese per l’importo
complessivo dell’intervento di euro 350.000,
insieme ad altro intervento di euro 100.000 per i guard-rail della SP 28A Pineto- Mutignano nei punti più critici,
lavori questi già realizzati. In questi
giorni la Provincia ha consegnato i lavori di realizzazione della rotatoria all’impresa
aggiudicataria con tempi stimati di ultimazione entro l’inizio della stagione
turistica.
L’altro intervento interessa, invece, l’Area Marina Protetta con la concessione in comodato d’uso per 15 anni della ex Scuola di proprietà della Provincia, ubicata nell’area collinare retrostante e in linea con la Torre di Cerrano . La Provincia di Teramo, oltre ad essere proprietaria della Torre, concessa anche questa in comodato d’uso, detiene il 15% delle quote del Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta del Cerrano. Gli spazi di tale struttura, da riqualificare con fondi specifici, saranno resi nuovamente utilizzabili per varie finalità pubbliche promuovendo, come precisato in una nota dall’AMP, “ l’educazione ambientale, la ricerca scientifica, la formazione degli studenti anche collaborando con gli istituti scolastici del nostro territorio e la tutela ambientale “. Il Presidente della Provincia Camillo D’Angelo, per entrambi gli interventi, ha fatto scelte di prospettiva, investendo sempre più sulla sicurezza stradale di un’arteria provinciale strategica e garantendo l’ utilizzo dell’unico spazio disponibile per sviluppare ulteriormente il perimetro di gestione dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano .
Pineto e Torre San Rocco. Piste ciclabili, mobilità sostenibile, intermobilità nella Zona Industriale di Scerne di Pineto e Torre San Rocco.
Con
l’inaugurazione tenutasi il 2 Giugno del
tratto di pista ciclabile che attraversa il giardino botanico della Torre di Cerrano,
si chiude il progetto Bike to Coast che nel territorio di Pineto è stato finanziato con ulteriori
risorse regionali destinate anche a lavori intermedi sulla pista e al tratto,
realizzato lo scorso anno, che congiunge il lungomare di Scerne con il nuovo
Ponte sul Vomano.
Sempre
in questi giorni, la Provincia di Teramo ha presentato il progetto per la
realizzazione dell’auspicata pista ciclabile sulla SP 27, che dalla
rotatoria di Progetto Auto arriva sino a Contrada Stracca, nella zona
industriale del Comune di Atri. Un intervento importante che va incontro alle
esigenze di sicurezza stradale per chi si reca a lavoro in bicicletta e che va coniugato con il progetto MOVETE (“
Programma integrato di azioni per lamobilità sostenibile casa/scuola e casa/lavoro”), un progetto
integrato tra più Comuni finanziato da fondi ministeriali che vede interessata la Stazione Ferroviaria di Scerne di Pineto, per
la migliore espressione della intermobilità
tra treno, bicicletta e strada.
Una progettualità parallela, che andrà a
integrarsi a quella della SP27, è la pista ciclabileche da Torre San
Rocco conduce a Scerne di Pineto con un percorso in area agricola che
accompagna per un tratto il formale Ponno, con l’obiettivo principale di recuperare e valorizzare le
qualità ambientali del contesto, da finanziare con le misure compensative
ambientali che le due imprese autorizzate alla installazione di impianti
fotovoltaici nelle aree adiacenti ( di
complessivi ha 40), dovrebbero retrocedere al Comune. Mentre
la forbice dei tempi di realizzazione delle due piste ciclabili presenta un
taglio ottimistico, si ripropone la vexata quaestio del ponte di
collegamento tra le aree industriali di Atri-Pineto e di Roseto, che
andrebbe a decongestionare la SS16 dal
traffico pesante in uscita dall’A14, migliorando la sicurezza stradale in
particolare e l’impatto ambientale in generale. Dopo il mancato accoglimento della scheda
progettuale di euro 20milioni presentata dalla Provincia di Teramo per
l’accesso ai Fondi FSC 21-27 gestiti dalla Regione, si ravvede l’opportunità di un
tavolo tecnico tra i tre Comuni e la Provincia per rilanciare politicamente tale opera da finanziare con
eventuali ribassi, e/o con rimodulazioni degli interventi invece già finanziati.
Nella Città
delle Reti, il potenziamento dell’intermodalità e l’investimento nella
mobilità sostenibile non rappresentano semplici interventi infrastrutturali, ma
l’espressione concreta di una visione strategica che punta a migliorare la
sicurezza stradale per i ciclisti, la qualità della vita dei cittadini, la
sostenibilità ambientale in generale e la migliore modalità di ricongiungere e legare i territori, formando un modello di governance territoriale
interconnesso, in cui le comunità locali
si uniscono per costruire un sistema armonico di mobilità, sviluppo e
inclusione, capace di rispondere in modo coordinato alle sfide del presente e
del futuro.