PinEtnie musicfestival 2025: tre serate, una sola voce – musica che resiste, unisce, appartiene. 

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 PinEtnie  è   il festival   di cultura musicale    più longevo della Città di Pineto   per continuità organizzativa   e coerenza del format, diventato ormai   l’appuntamento estivo più atteso per il respiro internazionale   degli artisti che si susseguono da 17 anni e per la variegata offerta   di linguaggi e generi musicali diversi.  

       Il Festival nasce nel 2007 dall’intuizione di un gruppo di amici che   intravedono nella musica il veicolo universale di promozione del territorio e quale   momento di aggregazione e   partecipazione che il successo, per l’intensità di emozioni vissute dal pubblico, nel tempo ha  trasformato l’idea iniziale in un vero e proprio sentimento. E anche se nel corso degli anni il gruppo ha vissuto il dolore della perdita di quattro amici, Fabio e Gianluca –    Mimmo e Paolo, a loro ogni edizione del festival è dedicata con discrezione e affetto, ricordandoli non come assenti ma come parte viva e insostituibile della loro storia condivisa.

       Il nome è già un manifesto: PinEtnie è una crasi fertile e affascinante tra Pineto e Etnie, a sottolineare con forza il doppio legame che coniuga in modo originale territorio e multiculturalità, radici locali e orizzonti globali.  Un nome che racconta di appartenenza e di apertura, di identità e contaminazione, di tradizione e modernità.  

         Nel nome stesso di Risvegli Sonori, l’associazione di amici che organizza il festival, si avverte un suono che si fa coscienza, un risveglio dell’ascolto ma anche della presenza, del senso di comunità, della voglia di condividere spazio e tempo in modo nuovo, per un risveglio non solitario ma corale, aperto, permeabile.

    Nel corso degli anni, PinEtnie ha portato sul palco artisti provenienti da ogni parte del mondo, dando voce a culture sonore antiche e nuove: ritmi africani, melodie balcaniche, sonorità sudamericane e cantautorato, con generi musicali che variano dal reggae-dub al punk-rock dal folk mediterraneo all’ hip hop e all’ indie rock, il tutto filtrato da un gusto contemporaneo e da una cura estetica che rende ogni edizione un piccolo gioiello.

       Solo per menzionare alcuni gruppi musicali e artisti conosciuti anche dal pubblico meno       esperto di generi musicali, si ricordano gli Almamegretta, i Modena City Ramblers,    gli    Afterhours e   la Bandabardò; Enzo Avitabile e Eugenio Bennato, Après la Classe e Officina Zoè .

     Il Programma 2025 contiene tre serate, tre mondi sonori, un unico filo conduttore: la musica come linguaggio consapevole e di trasformazione.  Lunedì 11 Agosto aprono i Punkreas, storica band punk italiana, tra le più longeve e attive della scena alternativa. I loro testi sono una satira sociale pungente e un inno al pensiero indipendente, capaci di dar vita ad una serata all’insegna dell’energia e del divertimento. Martedi 12 Agosto, saranno i Sud Sound Sistem & Bag a Riddim Band ad esibirsi; pionieri del reggae salentino, portano la poetica del Sud sul palco, tra dialetto, vibrazioni e rivendicazioni culturali.  Per chiudere in bellezza Mercoledì 13 Agosto, una serata all’insegna delle fusioni musicali: in apertura la band salentina Après   La Classe    seguita dal reggae internazionale di Alborosie & Shengen Clan, per una notte di testo, ritmo e festa.  

       Diciassette edizioni, decine di artisti, migliaia di presenze, centinaia di collaborazioni e,  soprattutto, un’idea trasformata in sentimento: quello di comunità, ascolto, pluralismo.
      Per tutto questo, e per aver reso Pineto un punto di riferimento musicale  e culturale nel panorama estivo nazionale,  l’attività dell’associazione Risvegli Sonori meriterebbe un civico riconoscimento    per il “Suono d’Oro”  che ha seminato   la bellezza, l’accoglienza e la consapevolezza attraverso la musica,  custodendo nel Parco della Pace il battito identitario più autentico  della Città .

PINETO : “Città che legge “

Il Patto della Lettura andrebbe sostenuto con una Edicola Comunale

    La Città di Pineto già aderisce alla piattaforma culturale Borghi della Lettura,   con diverse iniziative veicolate attraverso   club spontanei di lettura che si tengono in più  spazi identificati da  bellissimi  pannelli, arricchite   da presentazioni di libri, laboratori di lettura e di scrittura creativa.

   Ora, il   Patto per la lettura, già sposato come progetto culturale dall’Amministrazione Comunale nel 2023   con una delibera di indirizzo   ad aderire all’iniziativa   promossa dal “Centro per il libro e la lettura” (Cepell),    istituto  del Ministero della Cultura,    in collaborazione con l’Associazione Nazionale Comuni  Italiani (ANCI),    si sta affermando come un progetto innovativo, capace di riconfigurare il rapporto tra cittadinanza, cultura e gestione dei servizi pubblici. 

     Si è dato finalmente corso alla pubblicazione dell’Avviso con scadenza 31 Marzo 2025, invitando istituzioni ed enti pubblici, scuole, librerie, associazioni e soggetti privati ad aderire al Patto.    Il riconoscimento di   Città che Legge attesta l’impegno di una città nel garantire ai propri cittadini    l’accesso ai libri attraverso biblioteche e librerie, nel promuovere la lettura come valore sociale e strumento di crescita culturale; consente ai Comuni di accedere a specifici bandi di finanziamento destinati a progetti di promozione della lettura, diventando il simbolo di un impegno civico e culturale condiviso.

      L’Amministrazione Comunale deciderà come organizzare il Tavolo di lavoro e la nomina del referente del Patto per la Letturainsieme agli aderenti, sulla base dell’esigenza delle strutture locali e del Servizio di Biblioteca Comunale.

      Ma a questo progetto di diffusione della lettura si affianca, proprio in questo periodo,   la necessità di  salvaguardare l’edicola  affiliata a Mondadori per la vendita di libri, posta di fronte allo spazio maggiormente vocato alle iniziative culturali  quale Villa Filiani ,  scongiurandone la chiusura definitiva  dettata dalla  “mano visibile “ del mercato  che , con la crescita del digitale,  i margini di guadagno ridotti, la concorrenza dell’e-commerce e gli elevati costi di gestione, sta portando alla chiusura   tantissime edicole a livello nazionale.

      Variegati e innovativi sono i modelli  in corso di sperimentazione per evitare la chiusura delle  edicole tradizionali,  dal Progetto Edicola Sociale  a Roma dove alcune edicole sono state trasformate in spazi di inclusone lavorativa , alla riconversione delle Edicole come spazi culturali  a Torino ;  alla trasformazione in punti multi servizi  a Milano con  il progetto Edicole 2.0 , per arrivare all’esempio concreto di  Bologna dove il Comune ha sottoscritto un accordo con la Fieg       ( Federazione Italiana Editori Giornali)  che prevede agevolazioni come la riduzione del canone di occupazione di suolo pubblico e contributi per la riqualificazione dei punti vendita, in cambio dell’impegno  da parte delle edicole a offrire servizi aggiuntivi .

   L’Edicola Comunale potrebbe rappresentare     una soluzione concreta per contrastare la crisi del settore, integrando servizi culturali e di pubblica utilità. Il Comune di   Pineto, che già gestisce con successo una farmacia comunale tramite l’Azienda Speciale, potrebbe applicare lo stesso modello all’edicola, creando un punto strategico per la comunità. L’idea potrebbe essere declinata in diverse forme, valutando la gestione in modalità Cooperativa che consentirebbe di unire le forze del settore pubblico e privato, garantendo una gestione trasparente, partecipata e a misura di cittadino.           

Un progetto pilota ben strutturato potrebbe dimostrare che questa soluzione è sostenibile e replicabile su scala più ampia.

    La proposta, infatti, non si limita a salvare un punto vendita, ma ambisce a creare un nuovo assetto culturale e sociale, in cui il ruolo del Comune diventa quello di facilitatore e promotore di iniziative in grado di mettere al centro il cittadino e il suo diritto alla cultura, fornendo una prova concreta di impegno verso la trasformazione urbana e culturale della Città.   Per far decollare la  Città che Legge ,  il Patto della Lettura  necessita di un supporto strutturale  che potrebbe  derivare dalla forte sinergia   che andrebbe a realizzarsi  sulla diagonale territoriale  che include  l’Edicola Comunale, la Biblioteca Comunale e lo IAT (Ufficio di  Informazione e Accoglienza Turistica ), creando un crocevia di scambi e incontri che contribuiscono a creare un tessuto sociale dinamico.

  Il Patto della Lettura andrebbe sostenuto   con   una Edicola Comunale

    La Città di Pineto già aderisce alla piattaforma culturale Borghi della Lettura,   con diverse iniziative veicolate attraverso   club spontanei di lettura che si tengono in più  spazi identificati da  bellissimi  pannelli, arricchite   da presentazioni di libri, laboratori di lettura e di scrittura creativa.

   Ora, il   Patto per la lettura, già sposato come progetto culturale dall’Amministrazione Comunale nel 2023   con una delibera di indirizzo   ad aderire all’iniziativa   promossa dal “Centro per il libro e la lettura” (Cepell),    istituto  del Ministero della Cultura,    in collaborazione con l’Associazione Nazionale Comuni  Italiani (ANCI),    si sta affermando come un progetto innovativo, capace di riconfigurare il rapporto tra cittadinanza, cultura e gestione dei servizi pubblici. 

     Si è dato finalmente corso alla pubblicazione dell’Avviso con scadenza 31 Marzo 2025, invitando istituzioni ed enti pubblici, scuole, librerie, associazioni e soggetti privati ad aderire al Patto.    Il riconoscimento di   Città che Legge attesta l’impegno di una città nel garantire ai propri cittadini    l’accesso ai libri attraverso biblioteche e librerie, nel promuovere la lettura come valore sociale e strumento di crescita culturale; consente ai Comuni di accedere a specifici bandi di finanziamento destinati a progetti di promozione della lettura, diventando il simbolo di un impegno civico e culturale condiviso.

      L’Amministrazione Comunale deciderà come organizzare il Tavolo di lavoro e la nomina del referente del Patto per la Letturainsieme agli aderenti, sulla base dell’esigenza delle strutture locali e del Servizio di Biblioteca Comunale.

      Ma a questo progetto di diffusione della lettura si affianca, proprio in questo periodo,   la necessità di  salvaguardare l’edicola  affiliata a Mondadori per la vendita di libri, posta di fronte allo spazio maggiormente vocato alle iniziative culturali  quale Villa Filiani ,  scongiurandone la chiusura definitiva  dettata dalla  “mano visibile “ del mercato  che , con la crescita del digitale,  i margini di guadagno ridotti, la concorrenza dell’e-commerce e gli elevati costi di gestione, sta portando alla chiusura   tantissime edicole a livello nazionale.

      Variegati e innovativi sono i modelli  in corso di sperimentazione per evitare la chiusura delle  edicole tradizionali,  dal Progetto Edicola Sociale  a Roma dove alcune edicole sono state trasformate in spazi di inclusone lavorativa , alla riconversione delle Edicole come spazi culturali  a Torino ;  alla trasformazione in punti multi servizi  a Milano con  il progetto Edicole 2.0 , per arrivare all’esempio concreto di  Bologna dove il Comune ha sottoscritto un accordo con la Fieg       ( Federazione Italiana Editori Giornali)  che prevede agevolazioni come la riduzione del canone di occupazione di suolo pubblico e contributi per la riqualificazione dei punti vendita, in cambio dell’impegno  da parte delle edicole a offrire servizi aggiuntivi .

   L’Edicola Comunale potrebbe rappresentare     una soluzione concreta per contrastare la crisi del settore, integrando servizi culturali e di pubblica utilità. Il Comune di   Pineto, che già gestisce con successo una farmacia comunale tramite l’Azienda Speciale, potrebbe applicare lo stesso modello all’edicola, creando un punto strategico per la comunità. L’idea potrebbe essere declinata in diverse forme, valutando la gestione in modalità Cooperativa che consentirebbe di unire le forze del settore pubblico e privato, garantendo una gestione trasparente, partecipata e a misura di cittadino.           

Un progetto pilota ben strutturato potrebbe dimostrare che questa soluzione è sostenibile e replicabile su scala più ampia.

    La proposta, infatti, non si limita a salvare un punto vendita, ma ambisce a creare un nuovo assetto culturale e sociale, in cui il ruolo del Comune diventa quello di facilitatore e promotore di iniziative in grado di mettere al centro il cittadino e il suo diritto alla cultura, fornendo una prova concreta di impegno verso la trasformazione urbana e culturale della Città.   Per far decollare la  Città che Legge ,  il Patto della Lettura  necessita di un supporto strutturale  che potrebbe  derivare dalla forte sinergia   che andrebbe a realizzarsi  sulla diagonale territoriale  che include  l’Edicola Comunale, la Biblioteca Comunale e lo IAT (Ufficio di  Informazione e Accoglienza Turistica ), creando un crocevia di scambi e incontri che contribuiscono a creare un tessuto sociale dinamico.

Mutignano : capoluogo storico e culturale

M Agli inizi del secolo scorso, diverse riconfigurazioni territoriali furono dettate dal flusso della storia e dallo sviluppo costiero che ebbe un’accelerazione con l’unità d’Italia e l’inaugurazione del tratto ferroviario Ancona- Pescara del 1863, aprendo alla graduale ma progressiva archiviazione del periodo dell “incastellamento “ avviato in epoca medioevale.

      Nel celebrare il centenario della nascita del toponimo Pineto, che nel 1925 si sostituiva al nome della “Frazione Villa Filiani “del Comune di Mutignano (R.D n.365 dell’8 Marzo 1925), occorre ricordare le fasi successive che portarono al definitivo trasferimento del capoluogo e all’attuale perimetro territoriale.

      Con    R. D n. 2191 del 24 Novembre 1927, si mise in atto la prima sperimentazione di fusione tra i Comuni di Atri, Silvi e Mutignano, con l’obiettivo di perseguire economie di scala e di gestione, individuando Atri quale nuovo Comune.  Gli interventi sulla viabilità, la distribuzione dell’acqua potabile e l’illuminazione pubblica, divennero sempre più stringenti considerato anche lo sviluppo edilizio della costa. Si pensava che la fusione con il più grande e dotato centro di Atri tali aspetti trovassero immediata soluzione, ma   i tempi dilatati delle decisioni e dei procedimenti amministrativi indussero Luigi Corrado Filiani a rivendicare il ripristino dell’autonomia dei Comuni che si definì   con il R. DD n.626 del 28 Marzo 1929 con la ricostituzione del Comune di Mutignano   recante la denominazione di “Pineto “.

     La sede comunale venne trasferita   dalla collina alla costa con la delibera del Podestà datata 30 Maggio 1930, mentre il definitivo assetto territoriale del Comune di Pineto fu sancito    con il R.D n. 1112 del 5 Luglio 1934 che dispose   l’aggregazione di Calvano e Scerne   garantendo l’ampiamento della circoscrizione del Comune di Pineto, a discapito di Atri .

   Da questi provvedimenti, per anni seguirono   rivendicazioni territoriali e di uno “sbocco al mare “ da parte del Comune di Atri, e della sede di capoluogo da parte della comunità di Mutignano, tuttora   in alcune circostanze   richiamate, anche se in maniera velata e sottesa.

    Vi sono tutte le premesse al che Mutignano, con il suo fascino senza tempo, ora diventi capoluogo culturale del Comune di Pineto valorizzando il suo patrimonio artistico e architettonico e le tradizioni radicate. Al riposizionamento della pala del De Litio, occorre dare seguito con l’adesione   ai circuiti Delitiani, insieme ai tesori custoditi nella Chiesa di San Silvestro da rendere disponibili ai turisti con guide multimediali e nelle giornate FAI. Così come occorre continuare a perseguire il recupero della Chiesa della Consolazione, una delle poche a croce greca, pensando alla destinazione di museo religioso o spazio multifunzionale. Valorizzare significa restituire dignità alla sua storia, promuovere il suo patrimonio e proiettarlo nel futuro come simbolo autentico della nostra comunità. L’archivio storico, oggi custodito a Scerne, sarebbe opportuno trasferirlo a Mutignano insieme all’apertura di una biblioteca, così come opportuna sarebbe una pubblicazione sul Catasto Onciario ( 1748)  la  cui documentazione giace silente presso il Catasto di Napoli .


    La programmazione culturale deve contenere un calendario di letture, proiezioni ed eventi non solo estivi, utilizzando al meglio  un gioiello prezioso quale l’Auditorium e il Parco Castellaro, ora identificato come spazio dei “Borghi della Lettura “; così come il  “ progetto Murales “ deve interessare non solo il restyling di quelli esistenti bensì programmare   concorsi nazionali con  nuovi spazi, proponendo l’iniziativa “adotta un Murales “. Il progetto dei vicoli, con l’intestazione di strade, piazze   scorci a personaggi illustri di Mutignano, è da coniugare   con il sistema ambientale e naturalistico, ora arricchito dal Geoparco dei Calanchi.

   Tanti aspetti vanno sviluppati in maniera organica e  in una visione olistica, con una programmazione strutturata che vada oltre gli eventi  e manifestazioni di stagione, sebbene di elevata qualità e di  forte richiamo, con l’obiettivo  di riacquisire la centralità  come capoluogo storico e culturale.  Mutignano merita di essere riconosciuto come tale,   per il valore intrinseco che rappresenta e non quale semplice compensazione della perdita della sede di capoluogo amministrativa,   avvenuta nel 1929.

Il Catasto degli Alberi Monumentali

I

Un censimento da inserire negli strumenti di pianificazione urbanistica

La Legge n. 10/2013 (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani) individua come potenzialmente “monumentali “, oltre agli alberi isolati che costituiscono rari esempi di maestosità e/o longevità oppure che mostrino un particolare pregio naturalistico per rarità della specie, anche   i “filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti in contesti urbani “.

  Il Catasto degli Alberi Monumentali  si configura come uno strumento fondamentale per censire, proteggere e promuovere alberi e conformazioni arboree che rivestono una importanza identitaria e una valenza storica- culturale.   Il Comune di Pineto, il cui stesso nome è un omaggio alla sua vocazione verde (nomen omen), rappresenta un modello virtuoso di coesistenza tra sviluppo urbano e tutela del paesaggio naturale. Qui, il sistema delle pinete non è soltanto un patrimonio ambientale, ma anche un’identità storica e culturale condivisa.  Il territorio comunale comprende una rete articolata di aree verdi pubbliche, quali la Pineta Storica e la sua prosecuzione fino alla Torre di Cerrano, simbolo per eccellenza della Città; Parco Filiani quale lascito della illuminata visione naturalistica di Luigi Corrado Filiani, e un sistema di pinete private tra le quali la “Pinetuccia “ , posta sul crinale di Colle Pigno,   che più di altre identifica il territorio (landmark)  con la solare e semplice visione al passaggio nella A14.

    Ma anche gli alberi di gelso esprimono una valenza storica per il bacologico sorto negli anni ’30 del secolo scorso, così come filari di querce e di uliveti sono tati definiti, ante litteram, cuori estetici del territorio pinetese. Queste pinete non sono semplici insiemi di alberi, ma filari concepiti con ordine, veri e propri monumenti verdi che raccontano la storia della città e dei suoi abitanti.

 La Legge 10/2013 prevede che le Regioni effettuino la raccolta dei dati risultanti dal censimento operato dai Comuni e, sulla base degli elenchi comunali, redigono gli elenchi regionali e li trasmettono al Ministero delle Politiche Agricole-Alimentari e Forestali, che gestisce l’elenco degli alberi monumentali e dei boschi vetusti d’Italia.

   La loro tutela attraverso l’inserimento nel Catasto degli Alberi Monumentali, pertanto, è un atto di responsabilità verso le future generazioni. È la conferma che il verde pubblico non è solo  elemento decorativo, ma cuore pulsante della storia, dell’identità e della vivibilità urbana,  e  la redazione degli strumenti di pianificazione previsti e richiesti  dalla  nuova Legge Regionale sull’ Urbanistica ( L.58/2023)  rappresenta una grande occasione per  istituzionalizzare  tale censimento  quale  strumento di sintesi  e di identità  storica e ambientale  del  Comune di Pineto  in particolare, e di tutti i Comuni che ospitano conformazioni arboree meritevoli di tutela e di valorizzazione in generale.

“Il valore di un gagliardetto”

     

          Ci sono momenti dedicati al riassetto dei ricordi, al riordino del passato   da catalogare e archiviare in   una serie di   cassetti distinti per oggetto, alcuni   contenenti foto   e diapositive, altri documenti e cartoline senza trascurare le lettere già filtrate;  per poi passare ai cimeli sportivi, medaglie e coppe di tornei estivi, pergamene e targhe   fino ai gagliardetti delle squadre militate e di quei, pochi, scambiati. 

           Insieme a quello che mi ricordava gli anni del settore giovanile e di un campionato di Promozione disputato nel 1977/78, al termine del quale si spensero tutte le velleità di carriera;  a quella della squadra del borgo storico  della mia città  con  la  quale  riuscii  a ritagliarmi  un decennio di passione e di sano dilettantismo coronato dalla fascia di capitano,  vittorie e promozioni che mi  portarono anche alla esperienza di allenatore;  a quello della   squadra amatoriale quasi imbattibile  che vinse  due campionati disputando tre finali consecutive,  riapparve il gagliardetto del “ Cruzeiro  Esporte  Clube – Belo Horizonte “ .

  Più piccolo rispetto agli altri, di colore rosa ormai sbiadito con i caratteri bianchi delle scritte, in alto al centro Tri- Campeaò 1965-1966- 1967 “, sul bordo bianco superiore  “Campeaò Brasilerio de 1966 “, in ordine di data i 14 campeonatos  vinti, elencati dal centro verso il vertice basso del gagliardetto.  In un attimo riaffiorarono tutti i ricordi di quell’anno, il 1983, quando Luis Alfredo Mendoza   Benedetto, meglio conosciuto come Mendocita , tuttora considerato dalla stampa  nazionale il più grande calciatore venezuelano di tutti i tempi, in segno di amicizia  mi regalò quel gagliardetto  che aveva ricevuto    dal capitano del Cruzeiro .

           Volevo scrivere di Mendocita    da alcuni mesi, dopo aver saputo che era morto il 29 Aprile 2024, all’età di 78 anni.    Aveva esordito   in nazionale a 16 anni, disputato 8 Libertadores, 3 Coppa America, vinto 4 campionati nazionali e 1 Coppa del Venezuela.   

     Centrocampista, indossava il numero 10, si è ritirato all’età di 41 anni.    Nel 1983 era venuto in Italia per frequentare il corso di allenatore a Coverciano in compagnia di illustri campioni, quali Sormani, Capello, Rocca, Benetti e Amarildo, e professori del calibro di Bearzot e Trapattoni.  

      A Pineto fu   ospitato da Silvio Cappelletto, il Presidente che portò il Pineto Calcio ai grandi successi degli anni ’70, facendo la spola con Coverciano.  Nel   tempo libero si intratteneva con il nostro gruppo insieme ai figli Luis Enrique e Luis Carlos, in estenuanti e interminabili partite di calcetto, fino a tesserarsi con il Mutignano Calcio e disputare insieme   il campionato di seconda   categoria.  

       A pochi eletti, mostrava l’album dei ricordi che aveva portato con sé e che conteneva, tra le varie foto, quella con Pelè durante la partita Brasile – Venezuela, disputata nella fase eliminatoria del mondiale di calcio Messico ’70. Da lì iniziammo a realizzare che avevamo di fronte una leggenda del calcio e, con toni scherzosi e baldanzosi financo fanciulleschi, scomodando vortici cartesiani ed ellittiche interpretazioni, tra di noi montava il concetto che, giocando insieme a Mendocita per la proprietà transitiva  o transitoria ……  si poteva dire che avevamo giocato contro Pelè!!

        Raccontare che era un piacere vederlo giocare sarebbe pleonastico, a 39 anni   con quella naturalezza nel calciare, per la tecnica sopraffina, per l’istinto famelico sempre alla richiesta   del pallone, spietato contro gli avversari fino all’ultimo minuto. Quando si giocava in trasferta, la conferma della sua presenza condita dai trascorsi calcistici, generava una spontanea e maggiore presenza di pubblico. E questo vanto, meglio questo orgoglio, di aver giocato insieme a Luis Mendoza, il quale in carriera aveva avuto la possibilità di sfidare nei perimetri di calcio anche campioni del calibro di Alfredo Di Stefano e Lev Jashin ci ha accompagnato per anni, appagando i nostri sogni e consolandoci   del tramonto delle nostre velleità calcistiche che da tempo erano già naufragate.  Vinse tutti i tornei estivi, era bravo anche nello scegliersi la squadra più competitiva.

    Quel giorno, la vista del gagliardetto del Cruzeiro aveva generato in me una nuova epifania dei ricordi, una diversa architettura dei flussi della memoria che collegava in maniera circolare il calcio dei miti e delle leggende al calcio semplice, dilettante e smisurato   delle periferie e della piccola provincia.

  Chiamai Francesco, il nostro goleador dell’epoca, il quale   non sapeva della sua scomparsa e iniziammo a ricordare sia la persona che le sue capacità balistiche; mi   confessò che gli aveva regalato la maglia   numero 2   del Brasile indossata da Luis Pereira nel 1972, conservata in ottime condizioni al riparo dai ripetuti e scellerati tentativi della moglie di disfarsene, inconsapevole del valore intrinseco e affettivo di quel cimelio che il marito aveva conservato per quarant’anni.  Allegai la foto sia del gagliardetto che della maglia ad un ricordo di Mendocita postato sui social, insieme ad altre foto e immagini di repertorio catturati nel web e su YouTube, e all’unica foto di squadra di quel nostro campionato di seconda categoria.

      In rete avevo trovato immagini e articoli sulla scomparsa di Mendocita che ricordavano le origini del nonno calabrese, che aveva   giocato contro Pelè e avergli fatto tunnel,  del rapporto confidenziale e di  amicizia  con Maradona,  del tributo e riconoscimenti della stampa venezuelana che paventavano  anche l’intestazione dello stadio di Caracas  in sua memoria, del suo palmares e  della sua carriera anche di allenatore e in seguito di diffusore dell’arte della pelota. Luis Mendoza aveva il calcio nelle vene, alla domanda ricorrente che gli ponevamo su come avesse voglia di giocare sui nostri campi malconci e in pozzolana, lui che aveva giocato nei campi sudamericani più prestigiosi, rispondeva che nel calcio non contano le categorie e il contesto, ma la passione che ci rende uguali.

       Questo gagliardetto ritrovato, parafrasando la ricerca del tempo perduto, sembra solcare il tempo e lo spazio, dal tempio di “Eupalla” di Gianni Brera   dove gli dèi danzano con il pallone portando con sé le gesta immortali a Mendocita, testimone di sfide leggendarie per arrivare a chi, con cuore intatto, continua a inseguire i sogni sui campi periferici e di   speranza.

     Come un vessillo sospeso nel tempo, questo gagliardetto ha attraversato i confini tra il mito e la passione, tra i grandi palcoscenici e i campi polverosi. Mendoza, testimone di epoche leggendarie, lo ha affidato al vento dei ricordi, perché nel calcio tutto ritorna, tutto si intreccia. Il passato nutre il presente, il sogno del dilettante risuona con l’eco dei campioni. Così il gioco resta eterno, in un flusso circolare che unisce ogni cuore che ama il pallone. 

   Non buttate i gagliardetti, potreste non avere la mia stessa fortuna, ma sicuramente in ciascuno di essi ritroverete il giusto valore e la vera forza del calcio.

“Palloni e pedali – Storie di grandi passioni italiane ” – Rudis Edizioni 2025