Sebbene priva di una grande tradizione marinara, anche sulla costa pinetese si era abituati ad incontrare argani o verricelli nei pressi delle aree di alaggio o della piccola marineria, custodi di anni di pesca e di attività . L’argano è stato sempre visto quale strumento di fatica e di precisione, serviva a tirare a secco le barche dei pescatori e, nel tempo, è diventato simbolo di un mondo del lavoro fondato sull’ingegno,sulla misura e sull’impegno.
La letteratura e la poesia hanno spesso riconosciuto negli strumenti del mare — funi, verricelli, alberi, vele — metafore della tensione tra l’uomo e la natura. In testi come Moby Dick di Melville o in liriche contemporanee quali L’Argano di Simona Elia, il meccanismo tecnico diventa figura dell’esistenza: il continuo tirare, mollare, resistere e ripetersi. Gli argani dismessi mantengono un valore totemico, anche se la piccola pesca si serve ora di altre strutture: richiamano la solidarietà dei mestieri, la pazienza del lavoro, il ritmo ciclico del mare. Restaurarli o conservarli non significa solo proteggere un oggetto, ma dare voce a una memoria ancora viva, fatta di mani, sale e tempo .
Silenziose sentinelle di postazioni vive e vitali, assistenti anonimi di concerti e di albe rosseggianti, aprivano e chiudevano le giornate di mare. Avvolti da una ruggine protettiva e abbandonati nel loro isolato riposo, sono stati quasi tutti rimossi per motivi di sicurezza. Bisognava occuparsene prima che fossero rimossi con attività mirate di recupero e di valorizzazione, come è stato fatto altrove. Alcuni argani storici, infatti, sono stati restaurati e inseriti in un percorso didattico sui lungomare, con pannelli che spiegano il funzionamento e il ruolo nella pesca locale; Musei della Marineria conservano e raccontano il funzionamento di verricelli tradizionali e in Sardegna e Sicilia, in diversi borghi costieri (come Bosa, Carloforte, Aci Trezza) si trovano esempi di argani mantenuti come elementi di arredo urbano e memoria collettiva, spesso accanto a vecchie barche o reti. Ci restano le foto e le immagini del contesto e dei momenti che questi totem hanno condiviso con natanti, pescatori, gabbiani e il movimento del mare.









Foto di Angelo Stama







