M Agli inizi del secolo scorso, diverse riconfigurazioni territoriali furono dettate dal flusso della storia e dallo sviluppo costiero che ebbe un’accelerazione con l’unità d’Italia e l’inaugurazione del tratto ferroviario Ancona- Pescara del 1863, aprendo alla graduale ma progressiva archiviazione del periodo dell “incastellamento “ avviato in epoca medioevale.
Nel celebrare il centenario della nascita del toponimo Pineto, che nel 1925 si sostituiva al nome della “Frazione Villa Filiani “del Comune di Mutignano (R.D n.365 dell’8 Marzo 1925), occorre ricordare le fasi successive che portarono al definitivo trasferimento del capoluogo e all’attuale perimetro territoriale.
Con R. D n. 2191 del 24 Novembre 1927, si mise in atto la prima sperimentazione di fusione tra i Comuni di Atri, Silvi e Mutignano, con l’obiettivo di perseguire economie di scala e di gestione, individuando Atri quale nuovo Comune. Gli interventi sulla viabilità, la distribuzione dell’acqua potabile e l’illuminazione pubblica, divennero sempre più stringenti considerato anche lo sviluppo edilizio della costa. Si pensava che la fusione con il più grande e dotato centro di Atri tali aspetti trovassero immediata soluzione, ma i tempi dilatati delle decisioni e dei procedimenti amministrativi indussero Luigi Corrado Filiani a rivendicare il ripristino dell’autonomia dei Comuni che si definì con il R. DD n.626 del 28 Marzo 1929 con la ricostituzione del Comune di Mutignano recante la denominazione di “Pineto “.
La sede comunale venne trasferita dalla collina alla costa con la delibera del Podestà datata 30 Maggio 1930, mentre il definitivo assetto territoriale del Comune di Pineto fu sancito con il R.D n. 1112 del 5 Luglio 1934 che dispose l’aggregazione di Calvano e Scerne garantendo l’ampiamento della circoscrizione del Comune di Pineto, a discapito di Atri .
Da questi provvedimenti, per anni seguirono rivendicazioni territoriali e di uno “sbocco al mare “ da parte del Comune di Atri, e della sede di capoluogo da parte della comunità di Mutignano, tuttora in alcune circostanze richiamate, anche se in maniera velata e sottesa.
Vi sono tutte le premesse al che Mutignano, con il suo fascino senza tempo, ora diventi capoluogo culturale del Comune di Pineto valorizzando il suo patrimonio artistico e architettonico e le tradizioni radicate. Al riposizionamento della pala del De Litio, occorre dare seguito con l’adesione ai circuiti Delitiani, insieme ai tesori custoditi nella Chiesa di San Silvestro da rendere disponibili ai turisti con guide multimediali e nelle giornate FAI. Così come occorre continuare a perseguire il recupero della Chiesa della Consolazione, una delle poche a croce greca, pensando alla destinazione di museo religioso o spazio multifunzionale. Valorizzare significa restituire dignità alla sua storia, promuovere il suo patrimonio e proiettarlo nel futuro come simbolo autentico della nostra comunità. L’archivio storico, oggi custodito a Scerne, sarebbe opportuno trasferirlo a Mutignano insieme all’apertura di una biblioteca, così come opportuna sarebbe una pubblicazione sul Catasto Onciario ( 1748) la cui documentazione giace silente presso il Catasto di Napoli .
La programmazione culturale deve contenere un calendario di letture, proiezioni ed eventi non solo estivi, utilizzando al meglio un gioiello prezioso quale l’Auditorium e il Parco Castellaro, ora identificato come spazio dei “Borghi della Lettura “; così come il “ progetto Murales “ deve interessare non solo il restyling di quelli esistenti bensì programmare concorsi nazionali con nuovi spazi, proponendo l’iniziativa “adotta un Murales “. Il progetto dei vicoli, con l’intestazione di strade, piazze scorci a personaggi illustri di Mutignano, è da coniugare con il sistema ambientale e naturalistico, ora arricchito dal Geoparco dei Calanchi.
Tanti aspetti vanno sviluppati in maniera organica e in una visione olistica, con una programmazione strutturata che vada oltre gli eventi e manifestazioni di stagione, sebbene di elevata qualità e di forte richiamo, con l’obiettivo di riacquisire la centralità come capoluogo storico e culturale. Mutignano merita di essere riconosciuto come tale, per il valore intrinseco che rappresenta e non quale semplice compensazione della perdita della sede di capoluogo amministrativa, avvenuta nel 1929.